16 ottobre ’43, Roma ricorda
“I giovani non vedano
quel che ho visto io”

“La ferita inferta al tessuto della città è stata profonda. È una data che non può essere dimenticata, se vogliamo pensare a un futuro comune a tutti i romani”.
È il messaggio con cui la Comunità di Sant’Egidio ha scelto di dare appuntamento alla tradizionale iniziativa in ricordo del 16 ottobre 1943 organizzata insieme alla Comunità ebraica di Roma nella piazza che di quella drammatica data porta il nome. L’iniziativa si terrà alle 19 di stasera. Ad intervenire saranno Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio; rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma; Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica; Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino; il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. ​
Un altro appuntamento annuale è quello con la marcia silenziosa per le strade del quartiere ebraico, organizzata dalla Comunità e scandita dal ricordo di ogni singola vittima, nome dopo nome. Un atto affidato anche ai giovani, in un ideale passaggio di testimone. “I miei occhi – la commovente testimonianza di Sami Modiano – sono passati dall’inferno. Quando esci da quell’inferno, dalla fabbrica della morte, ti chiedi perché. A lungo mi sono portato dietro tanti punti interrogativi. La mia risposta la sto trovando dal 2005 in poi, da quando ho iniziato a raccontare. Il mio augurio ai giovani è che non vedano mai quel che ho visto io”.
Essere qui oggi, ha affermato Dureghello, “è un privilegio che sentiamo come una responsabilità: quella di essere un presidio per la Memoria”. Rav Di Segni, rivolgendosi anche ai molti ragazzi presenti, ha parlato di Sami come di “un esempio”.
Ad organizzare la marcia Elvira Di Cave, Daniel Di Porto ed Elio Limentani.
Molte iniziative hanno caratterizzato il ricordo del 16 ottobre in tutta la città. Tra le altre la presentazione di un nuovo civico “Giusto”, a contrassegnare un’abitazione dove si svolse un’azione di solidarietà. Ad essere omaggiate le famiglie Laj e Giordano che abitavano in un villino a via Siacci 16 e offrirono un sicuro rifugio ai coniugi Soria, una coppia di ebrei che rimase nascosta presso di loro fino alla liberazione di Roma il 4 giugno del ’44. “Il tema della scelta lega come un filo rosso il percorso di questo viaggio nella memoria, che via via si arricchisce di nuove storie, grazie al lavoro di ricerca storica degli studenti delle scuole promosso da Roma BPA e dalla rete di Scuole Memorie. Una città, mille storie” sottolinea Paolo Masini, che ne è l’ideatore.

(Nelle immagini: il palco della passata edizione dell’iniziativa congiunta di Comunità di Sant’Egidio e Comunità ebraica di Roma; la testimonianza di Sami Modiano durante la marcia silenziosa di stamane)

(17 ottobre 2021)