Medie e piccole comunità,
l’impegno per il futuro

Dalle lande più sperdute del Bel Paese giunge notizia che si siano incontrati virtualmente i Presidenti delle Medie e Piccole Comunità ebraiche italiane per confrontarsi e scambiarsi qualche idea sulla situazione delle loro rispettive realtà e sui molti problemi che quotidianamente si trovano ad affrontare. Ci si è resi conto che qualcosa di più si può fare e qualcosa di più si può anche ottenere, unendo le forze, avviando attività comuni, sviluppando progetti di comune interesse, rappresentando posizioni comuni su problematiche comuni – la casherut, i Talmud Torah, i giovani, i musei, la conservazione del patrimonio culturale e monumentale, la preservazione dei minaghim e dei niggunim. E forse anche aprendo nuove forme di dialogo, più continuo e proficuo, con l’UCEI e con il rabbinato, sostenendo dall’esterno l’impegno non sempre facile dei Consiglieri UCEI che istituzionalmente le rappresentano.
Le comunità si rendono ben conto che agendo nell’isolamento si rischia di soccombere a quello che da qualche parte si auspica e da qualche parte si paventa, ossia la scomparsa per esaurimento, non solo demografico, dei nuclei ebraici medi e piccoli. E sarebbe davvero un peccato che scomparissero così le rappresentanze vive e attive dell’ebraismo italiano diffuse per il vasto territorio del paese. Quelle realtà che, detto per inciso, producono vita e cultura e, con impegno e dispendio di energie, rappresentano localmente l’ebraismo in tutta la sua vitalità, spesso con frutti che superano di gran lunga le modeste dimensioni delle comunità stesse.
Le medie e piccole comunità reagiscono così alla visione pessimistica che le vuole morenti. Si impegnano a rispondere, invece, alle esigenze di trasmissione di una tradizione e di una storia cui non sanno e non vogliono rinunciare. Con uno scatto di orgoglio che rende loro merito.

Dario Calimani*

[*D.C. è Presidente della Comunità Ebraica di Venezia]