Il futuro di energia e Polonia tengono banco al Consiglio Ue
Nella prima giornata del Consiglio Ue, i 27 paesi membri hanno discusso del conflitto tra Bruxelles e Varsavia, di commercio e del rialzo dei prezzi energetici. A preoccupare rispetto al primo punto, lo strappo della Corte costituzionale polacca che ha sostenuto il primato del diritto nazionale su quello europeo. Una sentenza contro cui ha tuonato la presidente della Commissione Ue von der Leyen e rivendicata invece da Varsavia. Ieri, raccontano i quotidiani, diverse voci hanno parlato della necessità di dialogo e di ricucire lo strappo: tra queste Angela Merkel, probabilmente al suo ultimo Consiglio Ue da cancelliera (Giornale). Nel frattempo il Parlamento Ue ha approvato una risoluzione per dichiarare “illegittima” la decisione della Corte polacca. Il clima, sottolinea il Sole 24 Ore, è teso come dimostrano le parole del presidente dell’Europarlamento Sassoli: “l’Unione non è mai stata messa in discussione in modo così radicale”.
L’altro grande tema di giornata, il contenimento dei prezzi dell’energia, non ha trovato risposte chiare: “I leader dell’UE hanno trascorso ore giovedì discutendo sulla loro cosiddetta cassetta degli attrezzi per affrontare un’impennata dei prezzi dell’energia, – scrive Politico – ma alla fine è sembrato che Bruxelles potesse fare poco nell’immediato per risparmiare ai cittadini di essere martellati da bollette elevate di elettricità e gas quest’inverno”.
Arabi d’Israele, emergenza criminalità. In dieci mesi sono 104 gli arabi israeliani rimasti uccisi a causa della criminalità interna a questo settore che rappresenta il 20% della popolazione del paese. Un bilancio che, racconta oggi Repubblica con un reportage dalla città araba di Umm Al-Fahm, preoccupa fortemente le autorità, che hanno avviato una commissione ad hoc per contrastare il fenomeno. “Le statistiche – scrive Repubblica – indicano che solo il 20% degli omicidi di cittadini arabi israeliani è risolto, a fronte del 60% tra i cittadini ebrei, e che il coinvolgimento degli arabi in crimini come omicidi con armi da fuoco ed estorsioni supera il 40%, il doppio della loro percentuale demografica”. Diversi i moventi della violenza, dal racket e criminalità organizzata a violenze domestiche. A cui fa da terreno comune un’alta percentuale di disoccupazione. “La riduzione del divario sociale è necessaria per contrastare il crimine, ma richiede tempo. – afferma Jalal Banna, editorialista di Israel Hayom – Nell’immediato va inferto il colpo di grazia alle organizzazioni criminali, così come è stato fatto con i boss ebrei”.
Donne e pregiudizi. Hanno generato un dibattito – con condanne praticamente unanimi – le parole dello storico Alessandro Barbero sul ruolo delle donne: “vale la pena chiedersi se non ci siano differenze strutturali fra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi”. Parole pronunciate a La Stampa, che oggi ospita la replica di diverse donne, tra cui la direttrice dell’Istat Linda Laura Sabbadini, la virologa Antonella Viola e la scrittrice Dacia Maraini. “Purtroppo le affermazioni del prof. Barbero sono piene di stereotipi. – scrive Sabbadini – E ci fanno capire che il percorso per liberarci di questi condizionamenti è molto lungo e passa per misure dirompenti. Culturali e antimonopolistiche. Fin da bambini nelle scuole a tutti deve essere insegnato che tutto è possibile, bimbi e bimbe non hanno differenze strutturali, sono semplicemente diversi, e la diversità arricchisce”. Su Domani Stefano Feltri richiama uno studio israeliano in cui si analizzano i pregiudizi dei docenti rispetto alla valutazione dei risultati di bambini e bambine nel paese. “L’ingiusta penalizzazione che le bambine israeliane ricevono nella valutazione delle loro capacità matematiche quando sono alle elementari, rispetto ai bambini maschi, incide su tutto il loro percorso educativo e lavorativo. – afferma Feltri – Le spinge a iscriversi meno dei ragazzi a corsi di laurea scientifici e quindi a non competere per posizioni che implicano stipendio più alto e riconoscimento sociale”.
Razzismo da stadio. Continuano le riflessioni sul problema del razzismo e dell’estremismo che trova sfogo negli Stadi. Sulla Gazzetta dello Sport l’editorialista Franco Arturi definisce ad esempio una “mezza buona novità” la sospensione dell’addestratore spagnolo dell’aquila laziale, dopo le sue manifestazioni di gesti e parole palesemente fascisti. “Perché solo mezza? Basta leggere le interviste di Noemi Di Segni, presidente delle comunità ebraiche, per capire quante timidezze, occasioni perse, parole al vento si sono sprecate su questo versante, non solo laziale”, scrive Arturi, auspicando un cambio di marcia.
Sciogliere Forza Nuova. Dopo il Senato anche la Camera ha approvato due mozioni dirette ad ottenere dal governo lo scioglimento del movimento neofascista di Forza Nuova, racconta oggi Avvenire. “Se il governo ravvede le condizioni della legge Scelba per procedere con decreto all’immediato scioglimento di Forza nuova noi non abbiamo alcuna difficoltà”, afferma al Messaggero un esponente di Fratelli d’Italia. Per Lilli Gruber (Corriere 7) “lo scioglimento non basta però a risolvere il vero problema: l’ambiguità se non l’indulgenza con cui partiti protagonisti della politica nazionale, a partire da Fratelli d’Italia, parlano del fascismo e del neofascismo. – la posizione di Gruber – Giorgia Meloni ci ha messo tre giorni a definire fascista la matrice degli scontri di Roma. Anche allora, la condanna non è stata, come si dice, ‘senza se e senza ma’. Al contrario la leader di Fratelli d’Italia ha contrattaccato e alla Camera ha parlato di ‘strategia della tensione’: ovvero il governo avrebbe volutamente permesso l’assalto per poter poi chiamare in causa l’opposizione, consentendo alla sinistra di dire che la destra repubblicana è fuori dalla democrazia”.
Daniel Reichel