Il rispetto dell’ospitalità

Nel trattato talmudico di Bavà Metzià (B.M 86b) a nome di Rabbì Tarfon, figlio di Chanilay, troviamo detto:
Nessun uomo cambi mai il minhag, l’uso che vige presso un luogo o una comunità; riguardo a questo impariamo che Moshé nostro Maestro salì al cospetto di D-o, si adeguò rispettando l’uso dei Malakhim che non mangiano né bevono. Moshè infatti riporta al popolo le parole: “per quaranta giorni e quaranta notti sono stato sul Monte Sinai, pane non ho mangiato, acqua non ho bevuto” (Devarìm 9;18).
Così avviene per i Malakhim i quali non mangiano e non bevono ma per rispettare ed onorare l’ospitalità di Avraham – come viene raccontato nella parashà che leggeremo questo Shabbat – invece, mangiano e bevono secondo l’uso degli umani.
È questo un grande insegnamento della tradizione della Torah e anche rabbinica: nel raffrontarci con il prossimo abbiamo sempre il dovere di attenerci e rispettare rigorosamente gli usi del luogo dove ci troviamo e, soprattutto, dove ci viene data ospitalità.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna