Ebrei di Francia, Elie Korchia
è il nuovo presidente

Classe 1971, avvocato del foro di Parigi, Elie Korchia è il nuovo presidente del Consistoire central israélite, il massimo organo di rappresentanza dell’ebraismo francese. Già vicepresidente del Consistoire dal 2010, Korchia era l’unico candidato alla presidenza e ha ricevuto 184 voti su 205. “È la prima volta in trent’anni che si presenta un solo candidato”; ha sottolineato Korchia prima del voto. Dopo aver affiancato per undici anni il presidente uscente Joël Mergui (in carica dal 2008), Korchia ne eredita il ruolo e ha sottolineato come molte siano le sfide davanti al mondo ebraico francese, “in particolare dopo una crisi sanitaria” che “ha trasformato parte del nostro modo di vivere”. Presentando il suo programma, ha richiamato la necessità di “trovare nuovi mezzi di finanziamento”, di non dimenticare “le comunità isolate”, di tutelare “la sicurezza di tutti e quella dei luoghi di culto”. Anche la tutela delle donne in materia di divorzi religiosi, ha spiegato il nuovo presidente, è una delle sue priorità, così come “costruire nuove partnership con i movimenti giovanili” e “lavorare per stabilire un marchio casher europeo”.
Tra gli elementi in cima all’agenda, la lotta contro l’antisemitismo e il radicalismo islamico. Una battaglia che Korchia ha portato avanti anche nelle aule dei tribunali, rappresentando i coniugi Myriam e Samuel Sandler, parti civili nei processi contro Mohammed Merah, l’assassino che nel 2012 a Tolosa aveva ucciso il loro figlio e i due nipoti, e contro il fratello Abdelkader Merah.
“È un verdetto storico e un grande sollievo per le parti civili”, aveva dichiarato Korchia dopo che i giudici avevano giudicato Abdelkader Merah come complice del fratello minore, condannandolo a 30 anni di reclusione. Un processo delicato che raccontava di una Francia in cui il pericolo del terrorismo islamista cominciava a diventare sempre più grave. Un campanello d’allarme, rimasto inascoltato fino alle stragi del 2015, dall’Hypercasher al Bataclan, che hanno portato a nuovo dolore e nuovi processi. In quello legato al supermercato ebraico, Korchia ha scelto di rappresentare le due cassiere, Zarie Sibony e Andréa Chamak. Parlando con la stampa a inizio procedimento, l’avvocato aveva spiegato la difficoltà di testimoniare per chi era presente quel 9 gennaio 2015 nel negozio preso d’assalto dal terrorista Amedy Coulibaly. “Alcune persone vogliono voltare pagina senza passare attraverso il processo. È un calvario per le parti civili, non dobbiamo mentire a noi stessi. Per le persone che hanno vissuto momenti così difficili, quelle scene sono molto dure da ricordare. Zarie ha questa missione dentro di sé, quella di voler testimoniare. Ne abbiamo parlato a lungo, si è organizzata in condizioni estremamente difficili per arrivare in Francia” da Israele, aveva spiegato Korchia. Sia questo procedimento sia quello per Tolosa, ha poi raccontato, hanno lasciato un segno profondo sulla sua vita, evitando allo stesso tempo di spostare su di sé l’attenzione. “Non usciamo indenni da questi processi, – le sue parole in riferimento al ruolo degli avvocati – ma non dobbiamo dimenticare che sono le vittime e i testimoni diretti ad aver sofferto direttamente sulla propria pelle” queste tragedie.
Questo impegno contro l’antisemitismo ha rafforzato la posizione di Korchia nella comunità ebraica transalpina. Molti ora fanno affidamento su di lui, scrivono i quotidiani locali raccontando gli umori legati alla sua nomina, per fare in modo che la “sicurezza degli ebrei in Francia” faccia ulteriori passi avanti.