Memoria della Shoah, la firma
per un impegno comune

Attività di ricerca sulla Shoah, con un’attenzione speciale rivolta all’Italia; la ricostruzione della biografia professionale dei docenti cacciati con le leggi razziste; l’avvio di ricerche sui prigionieri vittime di sperimentazioni mediche nei lager e sulle biografie dei medici italiani collaborazionisti; la realizzazione di pubblicazioni divulgative e scientifiche; la promozione di eventi di formazione; l’organizzazione di esposizioni e mostre per promuovere il patrimonio culturale delle istituzioni coinvolte e quello prodotto dalla collaborazione tra le stesse. Sono alcuni tra i numerosi ambiti in cui opererà un accordo quadro sulla Memoria siglato quest’oggi presso l’Università La Sapienza di Roma. Contraenti, oltre all’ateneo capitolino, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, la Fondazione Museo della Shoah e la Comunità ebraica di Roma.
“La Memoria è un pilastro fondamentale per la nostra università. Festeggiamo oggi un traguardo importantissimo”, la soddisfazione della rettrice Antonella Polimeni. Per La Sapienza un nuovo tassello che va a inserirsi in una strada tracciata da tempo, con percorsi didattici dedicati e con iniziative dall’alto valore simbolico come i riconoscimenti honoris causa conferiti in passato ai sopravvissuti alla Shoah Sami Modiano e Liliana Segre. “Il nostro – le parole di Polimeni – è un impegno per la conoscenza, per la resilienza a ogni forma di razzismo, intolleranza e discriminazione”. Un impegno quanto mai necessario in un periodo complesso e in cui il Covid, ha poi aggiunto, si è dimostrato “un amplificatore assoluto di disuguaglianze”.
L’accordo odierno, le parole della presidente UCEI Noemi Di Segni, “incardina per l’ateneo più grande d’Italia il concetto della responsabilità per un percorso di memoria coerente, riconosciuto dall’adesione solenne di tutte le istituzioni ebraiche presenti”. Molte le sfide da affrontare, anche in contrasto al “negazionismo classico” o ai tentativi di delegittimazione d’Israele che passano anche dal “soffocare la voce di chi, con il proprio impegno accademico, si dedica al bene dell’umanità”.
“Oggi suggelliamo un lavoro antico fatto di tante risorse ed energie”, il pensiero della presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Un ateneo, La Sapienza, caratterizzato in questo senso da presidi valoriali forti “innescati nella coscienza dei nostri ragazzi”. Un’impostazione ben diversa rispetto ad un passato non troppo lontano in cui le leggi razziste, ha ricordato Dureghello, “fondarono la loro consistenza proprio in un contesto accademico”.
Soddisfatto anche Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah, che ha parlato della necessità di “fatti e azioni concrete”. Come quelle che hanno segnato la collaborazione in atto e che sono alla base della mission stessa della Fondazione. Ad essere citato il coinvolgimento “di circa 10mila studenti raggiunti, durante la pandemia, con iniziative online”.
“Grande slancio” e “trasporto”: sono i sentimenti con cui il Meis ha scelto di aderire, espressi nel suo intervento dal direttore del museo rav Amedeo Spagnoletto. Essenziale, anche con riferimento alla realtà del museo, il lavoro di educazione alla Memoria. “La nostra sfida – ha spiegato – è quella di essere sempre più un punto di riferimento per le scuole. Partendo dall’Emilia-Romagna”.
Per Gadi Luzzatto Voghera, direttore della Fondazione CDEC, l’obiettivo dovrà essere quello di legare il protocollo “non soltanto alla Shoah, ma includendo percorsi di storia dell’ebraismo come componente essenziale della civiltà italiana: l’idea fondante il Meis”. Un elemento indispensabile, ha rimarcato, per rafforzare una base culturale solida “che sia di supporto alla Memoria e nella lotta all’antisemitismo”.
Tra i presenti il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e l’assessore UCEI Livia Ottolenghi.

Di seguito l’intervento della Presidente UCEI Noemi Di Segni

Magnifica Rettrice Polimeni, Illustri presenti,
Porto il saluto di tutte le comunità italiane a questa solenne cerimonia.
Questo accordo quadro incardina per l’ateneo più grande d’Italia il concetto della responsabilità per un percorso di memoria coerente, riconosciuto direi dall’adesione solenne di tutte le istituzioni ebraiche presenti oggi. Sulla base delle iniziative passate oggi si avvia un percorso istituzionalizzato.
La memoria non è un pianeta che si visita con il telescopio o con uno shuttle spaziale, ma è qui sulla terra, tra noi, come passato da conoscere e come presente che si manifesta con una serie di atteggiamenti e situazioni politiche e sociali sempre più preoccupanti e significative che nell’emergenza che viviamo si radicano sempre più.
Il negazionismo “classico” è accompagnato dalla “distrazione” della Shoah per usarne termini e concetti in ambiti totalmente diversi, così come per descrivere lo stato di Israele, delegittimarne l’esistenza e soffocare la voce di chi con il proprio impegno accademico si dedica al bene dell’umanità. Quindi per coerenza intendo chiarezza sul ruolo del fascismo e la devastazione per l’Italia tutta che ha generato così come l’impegno per la sicurezza, la legalità e le libertà religiose anche nel quadro internazionale ed europeo. Intendo il lavoro quotidiano fatto con gli oltre 100mila studenti di tutte le facoltà.
L’impegno credo più alto che questo ateneo può assumersi è porre la ricerca accademica e l’autorevolezza scientifica al servizio di questa coerenza e della convivenza, diversamente da quanto accaduto nel ’38 e negli anni di buio.
E se non ora quando?

Noemi Di Segni, Presidente UCEI