Dai ghetti all’Emancipazione,
l’Aron di Torino al Meis

Come segno di riconoscenza e fiducia nelle istituzioni dopo la conquista dell’Emancipazione, nel 1884 l’allora Università Israelitica di Torino donò alla Città e al suo Museo Civico uno dei suoi preziosi Aron Hakodesh. “Nell’offrirle oggi al Museo Civico con tanto amore dalla S. V. Ill.ma, il Consiglio crede per loro quella ulteriore destinazione più degna che fosse possibile dopochè è mancata quella a cui dapprima aspirava”, scriverà il 15 febbraio 1884 Alessandro Foa, allora guida della comunità ebraica piemontese, spiegando i motivi della donazione. Per un secolo quell’Aron, il più antico arredo ligneo appartenuto alle sinagoghe del ghetto torinese, è stato ospitato nelle collezioni di studio di Palazzo Madama. Fino alla decisione, un secolo dopo, di riportarlo nel luogo dove inizialmente non aveva trovato spazio: grazie infatti alla collaborazione tra tre istituzioni del capoluogo piemontese – Comunità ebraica, Soprintendenza e Fondazione Torino Musei – nel dicembre 2010 l’Aron è tornato in sinagoga. E, per concessione della Direzione di Palazzo Madama, da allora è esposto nella Galleria del Tempio Piccolo. Ora, per la prima volta, l’Aron lascia il suolo cittadino per essere accolto a Ferrara. Qui farà parte della terza grande mostra del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, “Oltre il ghetto. Dentro & Fuori”, che sarà inaugurata il prossimo 28 ottobre ed è stata curata da Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara degli Uberti e Sharon Reichel.
Oltre alle ante dell’Aron Hakodesh è stata inviata per l’esposizione del Meis anche una tavoletta segna offerte proveniente dalla sinagoga di Carmagnola e custodita presso l’Archivio Ebraico Terracini.
Tornando all’Aron, l’arredo ligneo, dorato e decorato con fregi e figure architettoniche che simboleggiano il Tempio di Gerusalemme, ha un importante valore artistico e simbolico. La sua origine viene fatta risalire al periodo compreso tra l’ultimo decennio del XVII e il primo del XVIII secolo, in concomitanza con l’istituzione del ghetto a Torino per volere dei Savoia. Rimase in uso presso la più antica sinagoga del ghetto fino all’emancipazione, nel 1848, degli ebrei nel Regno di Savoia. E poi arrivò la scelta di donarlo alla città. “Superata la segregazione, acquisiti i pieni diritti, il luogo in cui la minoranza ebraica sceglieva di essere rappresentata era ora anche il Museo che si prefiggeva di narrare ed esporre la storia della città, – spiega nel catalogo della mostra del Meis Sharon Reichel – un intento oggi raccolto e ampliato da questa mostra che indaga le varie forme di espressione identitaria delle diverse comunità ebraiche italiane”.