Il riconoscimento
“Assisi, casa di vita e speranza”

Furono all’incirca 300 gli ebrei perseguitati a trovare rifugio ad Assisi nei locali dei monasteri, della diocesi, dai frati francescani e in alcune parrocchie. Nessun caso di delazione, in tutta la città, a testimonianza di un impegno che fu corale.
A celebrare questa pagina di solidarietà diffusa un nuovo riconoscimento, il titolo di “Casa di vita” conferito non a un singolo edificio ma all’intera Assisi dalla Fondazione che porta il nome del diplomatico “Giusto” Raoul Wallenberg. La cerimonia si è svolta lungo la via Borgo San Pietro: uno dei tanti luoghi simbolo di questo sforzo in quanto sede di uno dei conventi che, nel momento del bisogno, non esitarono ad aprire le porte.
“È un grande onore questa luce per noi cittadini, è un segno di grande orgoglio perché ci fa vedere che anche nel buio si può accendere una speranza”, le parole della sindaca Stefania Proietti. Tra i partecipanti il vescovo Domenico Sorrentino, la vicepresidente della Fondazione Wallenberg Silvia Costantini e Marina Rosati, ideatrice e responsabile del Museo della Memoria, Assisi 1943-1944. Nel corso dell’evento, cui hanno preso parte alcune scolaresche, è stata data lettura dei messaggi di felicitazione inviati dall’ambasciatore israeliano Dror Eydar, dalla presidente UCEI Noemi Di Segni e dalla presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello. Apprezzamento e gratitudine nei confronti di una realtà dove, ha ricordato Rosati, sulla morte “ha prevalso la vita”.