Clima, vaccini, tasse globali
le promesse al G20 di Roma

Il clima per il momento è l’argomento che più divide i grandi della Terra riuniti a Roma per il G20. Non c’è infatti accordo tra i diversi paesi su come implementare le politiche per tenere sotto controllo l’aumento delle temperature globali e i conseguenti cambiamenti climatici. “Clima, la strada è in salita”, titola in prima pagina a riguardo Repubblica. “Brutto clima al G20”, il titolo invece del Giornale che parla di “accordo al ribasso sull’ambiente”. I quotidiani raccontano che i negoziati non sono conclusi e sul tavolo c’è un possibile stanziamento di 150 miliardi di dollari a favore dei Paesi in via di sviluppo – i più contrari a imposizioni sulle emissioni – per affrontare nei prossimi anni la transizione ecologica.
Dal summit a Roma sono arrivati anche dei risultati, come racconta il titolo in prima del Corriere: “Tasse e vaccini, le intese del G20”. In particolare, è arrivato il sì alla Global minimum tax, che prevede tassazione minima effettiva pari al 15% sulle grandi imprese multinazionali in tutti i Paesi in cui operano. “Secondo le stime dell’Ocse, – spiega il Corriere – la Global minimum tax potrebbe assicurare un gettito annuo aggiuntivo di oltre 130 miliardi di dollari”. In tema di pandemia, sempre il Corriere spiega l’altra intesa siglata: “i leader si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo, indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, a vaccinare il 40 per cento della popolazione globale entro il 2021 e il 70 per cento entro la metà del 2022”. Questo perché nei Paesi ricchi il 70 per cento ha ricevuto la prima dose, in quelli poveri si crolla al 3%. Differenze “moralmente inaccettabili che minano la ripresa globale” le parole del Presidente del Consiglio Draghi.

Trattare con Teheran. Il presidente Usa Biden ha assicurato che “i colloqui sul nucleare iraniano riprenderanno” a margine di un minivertice sul tema Iran con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Boris Johnson. Ma, racconta Repubblica, Washington in realtà è scettica sulla recente apertura di Teheran alla ripresa dei negoziati. “Siamo preoccupati – dicono gli Usa – dal ritmo accelerato delle misure provocatorie adottate dall’Iran. E determinati a impedirgli di produrre o acquisire armi nucleari”. L’Iran dovrebbe cambiare rotta per convincere Usa e europei della bontà della sua apertura. L’inviato speciale americano per l’Iran Rob Malley mette però le mani avanti: “Prepariamoci all’eventualità di un mondo dove Teheran non avrà più vincoli al suo programma nucleare”.

Dialogo sulla giustizia. Il Corriere Lettura presenta un lungo dialogo tra la senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre e la ministra della Giustizia Marta Cartabia, a margine di un incontro al Memoriale della Shoah di Milano promosso dal Corriere stesso. “È stata un’esperienza molto intensa: abbiamo visitato il Memoriale e lo abbiamo fatto in silenzio, come proposto dalla stessa senatrice. – il racconto della ministra Cartabia – Se c’è un posto dove ha senso provare, magari balbettando, a rimettere al centro la parola ‘giustizia’ è proprio qui, nel luogo della massima ingiustizia conosciuta nella nostra epoca”.

Deliri no vax. Purtroppo sono ormai una costante gli episodi in cui la minoranza no vax usa deliranti paragoni tra la misura del Green pass e la persecuzione ebraica. È accaduto anche a Novara dove i manifestanti hanno farneticato di essere come “i prigionieri di Auschwitz”, vestendosi come tali. “È pazzesco che si manifesti in questo modo. La storia bisogna conoscerla e fatti del genere mi lasciano senza parole. Lo sforzo della nostra Comunità va soprattutto nella direzione della conoscenza, del sapere”, le parole della presidente della Comunità ebraica di Vercelli Rossella Bottini Treves, che si occupa anche di Novara, a La Stampa. Sulle stesse pagine Elena Loewenthal definisce il gesto no vax “un’ottusa follia”. “È inutile, davvero, gridare all’orrore, allo scempio, all’inammissibilità di una paragone scandaloso. È inutile perché serve a fare soltanto il gioco di tutti quegli idioti”.

Gerusalemme, tensioni nel governo. La decisione del ministro della Difesa Benny Gantz di inserire nella lista nera delle organizzazioni terroristiche sei ong palestinesi sta creando diversi problemi al governo israeliano, scrive Domani. Il provvedimento non sarebbe infatti stato concordato con gli altri ministri, riportando in luce le diverse posizioni interne al governo sulla questione palestinese e aprendo spaccature pericolose a fronte della necessità di votare il bilancio entro e non oltre il 14 novembre (senza l’approvazione sul Bilancio, cade il governo). Inoltre la decisione di Gantz ha attirato molte critiche da parte di Europa e Stati Uniti. A Washington Israele ha mandato successivamente una delegazione per chiarire l’operazione, ma, afferma il giornalista israeliano Nadav Eyal a Domani, “andava mandata prima, non dopo la dichiarazione. È un errore di comunicazione che mi ricorda l’attacco alla torre di Gaza che ospitava gli uffici della Associated press e di Al Jazeera durante la guerra coi miliziani della striscia lo scorso 15 maggio: l’ex generale Nitzan Alon ha appena pubblicato le carte di un’inchiesta secondo cui il danno di immagine ha di gran lunga superato il beneficio strategico”. Grandi benefici invece il mondo li sta traendo dal vedere come Israele opera sulla pandemia: qui il 42 per cento della popolazione vaccinabile ha già ricevuto la terza dose. Il Fatto Quotidiano segnala in particolare come tra due settimane si avvierà anche la vaccinazione per i minori tra i 5 e 11 anni.

La Polonia di ieri e di oggi. Su L’Espresso Wlodek Goldkorn racconta a fondo le complessità della Polonia attuale, portando alla luce diverse voci per comprendere il contesto presente di un paese diviso tra sovranismo ed europesimo, e sulla capacità di fare i conti con il passato. In particolare Goldkorn apre con un richiamo al film di del regista Wojciech Smarzowski, Nozze. Nella pellicola ad un certo punto uno dei protagonisti, ormai anziano, racconta di aver avuto un grande amore durante la guerra, una ragazza ebrea, dello stesso paesino. “Attenzione: ‘Nozze’ non è un ennesimo film sulla Shoah, – avverte Goldkorn – ma è un racconto sulla società polacca oggi, sulla rimozione del passato e su un presente molto problematico dal punto di vista etico. Il rapporto con gli ebrei, in Polonia, è una specie di cartina di tornasole. Il vecchio signore quindi, durante l’occupazione nazista, assistette (non passivo) a un episodio in cui alcuni polacchi uccisero i vicini di casa ebrei. Li chiusero in un granaio e appiccarono il fuoco. È un carnefice? Il film suggerisce che lui seguiva l’onda, faceva quello che voleva la maggioranza. Però. Ecco, al contempo, aveva salvato la vita della ragazza che amava”.

Daniel Reichel