Idea di giustizia e religioni,
due voci a confronto

Una lezione di storia della filosofia in piena regola quella che Massimo Cacciari e Michele Rosboch hanno tenuto al teatro Municipale di Casale Monferrato nel corso di un evento organizzato dalla Fondazione Ebraica di Casale e dalla Comunità ebraica cittadina per la propria stagione culturale, fortemente voluto da tutti i protagonisti che hanno mantenuto la promessa di venire a Casale fatta più di un anno fa, quando l’incontro era stato rinviato a causa della pandemia. Nel frattempo però il tema del dibattito, “L’idea di giustizia dal pensiero classico a ebraismo e cristianesimo”, è diventato ancora più attuale. “Abbiamo bisogno di fermaci a riflettere su quello che succede ogni giorno e affidarci a persone come Cacciari e Rosboch che ci possono aiutare a comprendere” ha sottolineato Elio Carmi, presidente della Comunità ebraica monferrina, introducendo gli ospiti dopo aver rievocato recenti fatti di cronaca.
La presenza di Cacciari a Casale ha trasformato l’incontro in evento per tutta la città. Per il filosofo visita in sinagoga e al museo civico accompagnato dal sindaco Federico Riboldi e poi 160 persone ad attenderlo in un Teatro Municipale che dopo due anni ritrova la sala e il primo ordine di palchi completamente riempiti.
“Siamo felici di aprire il teatro per momenti come questo”, dichiara Riboldi. “Grazie alla Comunità ebraica per aver organizzato la giornata e a tutti coloro che quotidianamente mettono il loro impegno perché questa magnifica realtà possa continuare ad esistere. Con Cacciari ho conosciuto autori controcorrente che altrimenti non avrei scoperto”
Il compito di introdurre gli oratori è stato affidato prima a Roberto Gabei, Presidente della Fondazione Arte Storia e Cultura Ebraica a Casale. Monferrato e nel Piemonte Orientale – Onlus, che ha usato le parole del cardinale Martini a proposito della giustizia e della riconciliazione, e poi Claudia De Benedetti, moderatrice dell’incontro, attraverso la Parashà (lettura della Torah) dell’ultimo shabbat, in cui si racconta del prezzo iniquo pagato da Abramo per la sepoltura della moglie Sarah: “Perché Abramo che dialoga con l’Onnipotente continuamente non protesta per questa ingiustizia? – si domanda – I nostri maestri parlano di differenza tra la giustizia personale e quella universale”. Poi dedica questo pomeriggio a Renzo Gattegna, già presidente UCEI scomparso esattamente un anno fa.
A cominciare a sbozzare un argomento che si prospetta vastissimo ci pensa Rosboch, prendendo spunto proprio da “Elogio del diritto”, saggio di Cacciari e di Natalino Irti. Una prolusione che rivela già l’impronta storica del dibattito e che parte dal diritto romano per definire la legge non come insieme di regole, ma piuttosto come arte. “Già il pensiero greco aveva capito che o la giustizia si mette a fondamento dell’umana società o non costruisce nulla. È la più grande virtù sociale in grado di far emergere tutte le altre”.
Rosboch fa i conti con l’idea di una giustizia trascendente, cita Antigone, Shakespare e Dostoevskij. Cacciari prosegue andando ancora più alla radice, analizza il mito di Dike, la dea della giustizia figlia di Temi (l’ordine), si addentra nella storia di Creonte e nella ricerca del “Nomos”: la legge prodotta per il bene dell’uomo. Scopriamo la differenza tra il concetto di giustizia naturale: dove è il più forte che fa le leggi, e una giustizia capace di mettere in connessione armonica individui distinti. Un’idea quest’ultima che, però, pone con sé molti problemi. “Sono questioni tutt’altro che accademiche – spiega il filosofo addentrandosi nell’ordine pratico dell’applicazione della giustizia – più le leggi sono scritte male, meno sono tutelati i diritti e chi governa può aumentare il suo libero arbitrio. Per questo esiste il diritto costituzionale: per costringere a rifarsi a un’idea precisa di giustizia. Il legislatore ha il dovere di esplicitare il nesso tra la norma che deve essere promulgata e il fine che deve perseguire, altrimenti il passo tra l’occasionalità e l’arbitrio è brevissimo”. Ed è su questo tema di una “giustizia ideale”, che per quanto irraggiungibile deve tracciare la rotta a chi la cerca, il dibattito tra le sue conclusioni. Rosboch introduce una suggestiva immagine biblica, “Se ti orienti verso il paradiso terrestre è più probabile che si compia un passo in più verso di esso”, ma è Cacciari, sollecitato dal pubblico, a ricordarci che a questa categoria appartengono anche i “Dieci Comandamenti”. “Comandamenti è una pessima traduzione – chiosa il filosofo – si deve parlare di parole di Dio. Non c’è bisogno di sacralizzarli, sono l’espressione di una estrema saggezza, il loro valore fa parte del nostro sangue e del nostro destino proprio per la ragionevolezza intrinseca che contengono”.
La stagione della Comunità ebraica di Casale continua domenica 7 novembre alle ore 15,30 con l’inaugurazione mostra di Stefano Levi in occasione del VII centenario della morte di Dante Alighieri, mentre alle ore 16 lo stesso artista presenta il suo volume “Dio” insieme a Marco Porta.

(Nell’immagine Cacciari in visita alla Comunità ebraica di Casale Monferrato)

a.a.