Israele, il sì al Bilancio che rafforza il governo

Non è finita, ma il governo israeliano a guida Naftali Bennett e Yair Lapid può tirare un grosso sospiro di sollievo. La prima parte della legge di Bilancio è stata votata. La coalizione si è compattata e, al momento decisivo, ha votato unita per approvare una finanziaria che mancava da tre anni e mezzo. Assenza che aveva generato diverse disfunzioni e problemi al paese. Dopo una lunga discussione la prima parte del Bilancio – quella inerente al 2021 mentre nelle prossime 24 ore si voterà per il 2022 – è stata votata dai 61 parlamentari parte della coalizione, contro i 59 no dell’opposizione. “È un’indicazione molto importante per il futuro: ora sarà molto difficile che il governo cada”, spiega a Pagine Ebraiche il demografo Sergio Della Pergola. Se infatti non fosse arrivato il via libera del parlamento entro il 14 novembre (termine per l’approvazione del Bilancio 2021), il governo sarebbe automaticamente caduto. “Questa coalizione arcobaleno si è invece ricompattata. Sin dalla sua nascita, con la fuoriuscita di fatto di uno dei parlamentari di Bennett (Amichai Chikli), la maggioranza poteva contare solo 61 voti. Qualche defezione era possibile, in particolare all’interno della lista araba Raam. E invece hanno votato tutti compatti la prima parte del Bilancio. Ora per Benjamin Netanyahu e l’opposizione sarà tutto più difficile. Per la stabilità del paese, speriamo si arrivi a fine legislatura”.
Si comprende dunque il perché della gioia misto a sollievo espressi dal Premier Bennett dopo il voto. “È un giorno di festa per lo Stato di Israele”, ha dichiarato sui social. “Dopo anni di caos, abbiamo istituito un governo, superato la variante Delta (del Covid-19) e ora, grazie a Dio, abbiamo approvato un bilancio per Israele”. Per il 2021 il piano di spesa approvato è di 609 miliardi di Shekel, 169 miliardi di euro.
“Sono in totale cinque leggi che vengono votate per 780 articoli. – spiega Della Pergola – Per il momento possiamo che i due terzi sono stati approvati. Tra gli elementi di novità: la decisione di aumentare da 62 a 65 anni l’età pensionabile per le donne. Ovviamente sarà un provvedimento che sarà implementato in modo progressivo, ma avrà in ogni caso un peso importante sul mercato del lavoro. È stato inoltre deciso l’aumento del salario minimo, da 5300 a 6000 shekel”. All’interno della legge, evidenzia il demografo, non ci sono solo finanziamenti propriamente economici, ma anche riforme che modificano alcuni sistemi organizzativi. È il caso della realtà della casherut. “C’è una riforma che sopprime il monopolio della Rabbanut centrale e apre a un mercato più concorrenziale, con l’auspicio di abbassare i prezzi e una maggior moralizzazione del sistema”.