I Protocolli e l’odio diffuso in rete,
il dovere di farsi sentire
In questi giorni la casa editrice Segno, che si autodefinisce “leader nel settore dell’editoria cristiana”, propone la riedizione di uno dei testi più malefici (nel senso etimologico di “diffusore di male”) del ventesimo secolo: I Protocolli dei Savi di Sion. Dure critiche sono subito giunte da parte di esponenti delle Comunità ebraiche italiane, ben consapevoli delle conseguenze nefaste che un testo come questo ha causato nell’ultimo secolo. L’indignazione però non può e non deve essere solo ebraica. Di fronte ad una casa editrice che pretende richiamarsi ai valori cristiani, è doveroso che si alzi forte e chiara anche la voce anzitutto di noi cristiani.
Nella breve sinossi che si può leggere sul sito della detta casa editrice (condivisa, fino a qualche giorno fa, anche negli store di librerie come Feltrinelli e IBS), dei Protocolli troviamo scritto: “Fin dall’inizio sono stati bollati di essere un geniale falso e le motivazioni pro e contro sono tante”; “veri o falsi che siano, ormai non conta più, perché […] si sono rivelati laicamente profetici”; “la storia conferma che […] non si trattava di pie fantasie”. Già sull’opportunità di rieditare un testo pericoloso come i Protocolli ci sarebbe molto da discutere, ma ad ogni modo una cosa è certa: nel caso che un’operazione di tal genere fosse ritenuta appropriata, andrebbe comunque condotta con grande cautela, introducendo il testo con un’autorevole contestualizzazione storica e corredandolo di opportune note critiche… tutti elementi che, almeno a giudicare dalla sinossi, mancano nell’edizione in questione. Quelle precedentemente citate, infatti, sono parole molto più che semplicemente vaghe o ignoranti: lasciano spazio al peggior complottismo revisionista e antisemita. La lettura che si vuole dare del testo in questione del resto sembra piuttosto chiara. Esso infatti compare nella sezione del catalogo dedicata alle sette e alla massoneria, il cui sottotitolo è : “I misteri dell’occulto svelati per metterci in guardia”.
Metterci in guardia da cosa? Quello da cui dovremmo essere messi in guardia sono esattamente pubblicazioni come questa. Pubblicare, nel 2021, un’edizione de I Protocolli dei Savi di Sion con simili premesse è un qualcosa che semplicemente non possiamo accettare in silenzio. Personalmente, non lo possiamo accettare come storici, non lo possiamo accettare come cittadini italiani e nemmeno come cristiani.
Non lo possiamo accettare come storici, perché sappiamo che gli studiosi sono da tempo
assolutamente concordi nel reputare questo libro come uno dei grandi prototipi di quelle teorie complottiste che sembrano andare tanto di moda recentemente, anche attraverso l’utilizzo di internet: falso è l’autore a cui i Protocolli erano stati attribuiti (in realtà tale testo fu redatto nella Russia zarista nei primi anni del ‘900 come strumento di propaganda antisemita al tempo dei pogrom) e false sono le accuse che essi riportavano contro il popolo ebraico, che veniva tacciato di un presunto complotto plutocratico su scala mondiale. Un tale complotto non esisteva allora e (pare incredibile doverlo ribadire!) non esiste oggi. Asserire la totale falsità delle accuse contro gli ebrei è tutt’altro che cosa ininfluente, come lascia intendere la sinossi incriminata. Il premio Nobel per la pace Elie Wiesel diceva di questo libro: “Se mai è esistita un’opera in grado di generare odio di massa, i Protocolli di Sion sono quell’opera”. Nel corso del XX secolo, essi sono stati uno dei più potenti diffusori di pregiudizi e odio nei confronti degli ebrei. Tradotti in diverse lingue, diffusisi al di là dei confini europei giungendo negli Stati Uniti, Sud America, sull’altra sponda del Mediterraneo e fino in Giappone, utilizzati dalla propaganda nazista durante gli anni Venti e Trenta, i Protocolli non hanno cessato di diffondere le loro accuse infondate, preparando il terreno per azioni violente contro coloro che avevano la sola “colpa” di essere ebrei e quindi sospetti dei più gravi complotti e delle peggiori nefandezze. È inaccettabile lasciare che tale opera possa fare altrettanto oggi, dimenticando tutte quelle vite innocenti che testi come questo hanno contribuito a spezzare.
Non lo possiamo accettare come cittadini italiani, perché le leggi e la Costituzione italiane, memori dei crimini e delle tragedie del passato, ci chiedono di vigilare contro ogni forma di diffusione di odio, tanto più se su base razziale. Come è stato riportato anche dall’osservatorio antisemitismo nella sua relazione annuale sull’antisemitismo in Italia 2020, le teorie complottiste sono tutt’altro che acqua del passato. Esse semplicemente evolvono e si adattano alle nuove circostanze, combinando vecchi e tradizionali miti alle nuove situazioni sociali, economiche e politiche. Nell’ultimo anno, ad esempio, gli ebrei sono stati accusati di aver creato e diffuso il coronavirus per accrescere il loro controllo globale (quella degli “ebrei avvelenatori” d’altronde era un’accusa già circolante nel XIV secolo ai tempi della peste bubbonica). Tutto ciò avveniva e
avviene in Italia. È dunque nostro dovere di cittadini prevenire e contrastare la diffusione di questo
genere di idee, che assumendo vesti diverse hanno il solo obiettivo di diffondere odio.
Non lo possiamo accettare, infine, come cristiani, se non per altro almeno perché la nostra fede deve tutto all’ebraismo. Ebreo era Gesù di Nazareth, ebrei erano gli apostoli, i primi discepoli e discepole… Il fatto che, dopo oltre cinquant’anni dalla pubblicazione del documento conciliare Nostra Aetate, una casa editrice che si definisce cristiana (cattolica) contribuisca a diffondere odio e pregiudizi contro gli ebrei è inaccettabile.
Una cosa che oggi non possiamo fare è riportare in vita le tante vittime dell’odio antisemita suscitato e diffuso anche per mezzo dei Protocolli. Così come non possiamo riscrivere i secoli di antigiudaismo cristiano. Una cosa che però possiamo (e dobbiamo) fare è mobilitare tutte le nostre energie intellettuali e morali per combattere le false accuse antisemite spacciate per fatti storici e l’ignoranza travestita da devozione di una casa editrice che di cristiano ha solo la pretesa.
Giacomo Ghedini, Presidente Amicizia Ebraico-Cristiana Giovani
Giordano Bottecchia, Socio dell’Amicizia Ebraico-Cristiana Giovani
(7 novembre 2021)