Meis, parlano le quattro curatrici
“Gli ebrei e la sfida del dialogo,
un tema che attraversa i secoli”

“Oltre il ghetto. Dentro&Fuori”, la grande mostra appena inaugurata al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara, è l’esito di un riuscito gioco di squadra. Del contributo offerto, individualmente e in team, dalle quattro curatrici: Andreina Contessa, Simonetta Della Seta, Carlotta Ferrara Degli Uberti e Sharon Reichel. Ciascuna con il proprio percorso, le proprie esperienze, il proprio punto di vista.
La mostra si apre nel segno della regina Ester, figura chiave in molti sensi. “Tengo molto ad Ester, anche per il suo essere porta di accesso a un mondo osmotico e ambivalente che ci parla del complesso rapporto che vi è tra minoranze e potere”, spiega Andreina Contessa nello speciale dossier che appare sul numero di novembre di Pagine Ebraiche. Uno dei filoni di una mostra che, ricorda, indaga “la storia dell’ebraismo italiano, la sua identità ma anche la sua relazione con l’esterno”. Un viaggio le cui scelte sono state, almeno a tratti, inusuali. “Piuttosto che favorire l’estetica – afferma Contessa – abbiamo scelto oggetti che ci permettessero di proporre delle storie. Ad esempio su come tali oggetti sono stati prodotti. È il caso di un tessuto ebraico-romano in mostra, non il più bello in assoluto tra quelli a disposizione ma il più funzionale, per le tracce disseminate, per esplorare le dinamiche Dentro&Fuori del tempo”.
“Dentro & Fuori: un concetto, uno stato dell’anima che resta di grande attualità”, rileva Simonetta Della Seta. La bimillenaria esperienza ebraica, quindi, come punto di partenza per una riflessione di tipo universale. “Per parlarne non c’è luogo più adatto del Meis: una realtà che porto nel cuore ed è come se non avessi mai lasciato” commenta Della Seta, che ne è stata direttrice dal 2015 al 2019. “Si va adesso a completare il percorso cronologico avviato con l’allestimento che affronta la storia più importante e ricca di snodi fondamentali. Non una semplice esposizione di oggetti. Piuttosto – sottolinea – un racconto fatto di racconti”. Iconica in questo senso la già citata regina Ester, anche nella sua dimensione di “mito del marranesimo” testimoniata da uno dei quadri accolti a Ferrara su prestito del Quirinale.
Carlotta Ferrara Degli Uberti si dice affezionata non tanto a degli specifici oggetti, quanto a una sezione: quella dedicata a Livorno. “Si tratta infatti – ricorda – di una realtà speciale, senza ghetto e con una vocazione internazionale rivolta non tanto verso l’entroterra quanto in direzione del Nord Africa”. A proposito di scambi, segnala l’alto interesse di una testimonianza epistolare: una corrispondenza del 1840-1841 tra Giuseppe Mazzini e la madre. “Mazzini si trova a Londra e ha frequentazioni ebraiche. La madre se ne mostra preoccupata, teme che possa accadergli qualcosa. È, nel suo genere, un documento interessante”. Come il quadro di Oppenheim sul caso Mortara, tra i fiori all’occhiello della mostra: “Averlo ottenuto è stato un grande traguardo. Così come l’aver avuto prestiti da istituzioni prestigiose come Quirinale e Uffizi”.
Anche per Sharon Reichel il segreto del fascino di Dentro&Fuori è dato dalla “vividezza” delle opere e dei documenti esposti. “Ciascuno con una storia, con un suo significato: ogni scelta è stata ponderata per dare al visitatore degli stimoli forti, per invitarlo a porsi delle domande”. Una mostra molto “ebraica”, anche in questa sua dimensione. “Sono testimonianze che trovano nel Meis la loro collocazione ideale: in dialogo l’una con l’altra, inserite in un contenitore che dà loro senso, ordine e prospettiva”. Prezioso al riguardo il contributo di chi ha scelto di donare vestigia e memorie di famiglia: “Come Meis siamo molto grati a chi, anche stavolta, si è rivolto a noi. È una strada che vorremmo incoraggiare sempre di più. Da parte nostra cercheremo sempre di garantire la massima attenzione e professionalità”.

(Dossier “Oltre il ghetto” – Pagine Ebraiche novembre 2021)