Qualcosa non torna
Su Pagine Ebraiche – che informa meticolosamente sull’antisemitismo – apprendo di orribili azioni antisemite di ogni tipo, compresa la diffamazione degli ebrei, intesi quali cospiratori compulsivi, permanenti ed innati. Mettendo insieme questo caleidoscopio di horribilia è evidente che qualcosa non torna. Se queste azioni così insultanti si compiono senza soluzione di continuità, quando si scrive una lettera di risposta oppure si reagisce con moti d’indignazione, e poi si finisce sulla stampa, il giurista che è in me inizia non a capire bensì il suo contrario: mi pongo molte domande e non trovo risposte. Anzi, ne trovo una sola.
Se si pongono in essere impunemente orribili comportamenti diffamatori, a cosa servono le leggi a difesa degli ebrei? Il d.d.l. Zan aggiungeva agli articoli del codice penale i comportamenti omofobi. Ma se le leggi non servono abbastanza o non servono tout court per gli ebrei, possiamo ipotizzare che servano per altre vittime, quando il dettato normativo è lo stesso?
Alla fine del ragionamento l’unica risposta possibile è che l’arcipelago normativo in materia vada riformulato. Mi piacerebbe, però, sapere cosa ne pensano i colleghi.
Emanuele Calò, giurista
(9 novembre 2021)