“Raccontare l’Italia, un impegno ebraico”

Un ulteriore fondamentale tassello nella costruzione del percorso espositivo permanente del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. La mostra “Oltre il ghetto. Dentro & fuori” è la terza grande mostra che apre al Meis dopo quelle inaugurate nel 2017 e nel 2019 “Ebrei una storia italiana. I primi mille anni”, a cura di Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, e “Il Rinascimento parla ebraico”, a cura di Giulio Busi e Silvana Greco. E questo terzo passaggio, spiega a Pagine Ebraiche il presidente del Meis Dario Disegni, rappresenta “il raggiungimento di un traguardo importante per il Museo nel suo impegno a raccontare la storia bimillenaria dell’ebraismo italiano”. Non è stato però semplice chiudere questo capitolo, che copre quattro secoli di storia, dai ghetti all’Emancipazione e il Risorgimento fino ai primi del Novecento. “Avevamo previsto di inaugurare la mostra nel 2020, ma la pandemia ha scombinato i nostri piani. Abbiamo dovuto inevitabilmente rimandarla e riprogrammarla. Significa uno sforzo importante perché vuol dire ricominciare praticamente da zero con le richieste e la gestione dei prestiti: un quadro ad esempio che era disponibile fino al 2021 non è detto infatti che lo fosse nel 2022”. Effetti indiretti di una pandemia che ha segnato il mondo della cultura e in particolare i musei, che ora tornano a respirare e aprire al pubblico. “Questa mostra, alla luce di quanto abbiamo vissuto, credo si arricchisca di significati. – spiega Disegni – Siamo rimasti isolati e confinati nelle nostre case. Ed è stata un’esperienza che ci ha fatto riflettere sulla condizione di vivere dentro e fuori delle mura. Sull’idea di casa e dei perimetri. Non è assolutamente paragonabile al dramma dei dei ghetti, al confinamento imposto agli ebrei, ma credo sia un’esperienza che permetterà ai visitatori di porsi ulteriori domande di fronte alla nostra mostra. Ed è questo uno dei nostri obiettivi: fare in modo che i nostri visitatori si interroghino sul destino degli ebrei in Italia, sulla loro storia, ma anche su se stessi e sulla società”. Dal tema dell’inclusione ed esclusione, a quello dell’assimilazione o integrazione nella realtà circostante. “Dalla capacità di mantenere le proprie tradizioni religiose e culturali all’inserirsi a pieno in posizioni sociali da cui prima si era esclusi”.
Dalla mostra emerge tutta la complessità e ricchezza culturale dell’ebraismo italiano sviluppata nel corso dei secoli in esame. “Si possono vedere le sue diverse sfumature perché ognuna delle comunità ha sviluppato in quel periodo una propria identità, che ha trovato anche un riflesso e una propria autonoma nella produzione artistica. Nelle nostre case sono rappresentate molto bene queste realtà, da Mantova a Venezia, da Torino e Casale Monferrato a Livorno. E poi naturalmente tutto il tema della Roma ebraica, con il suo carico di dolore rappresentato dal ghetto, ma anche dalla capacità di lottare strenuamente per la vita. E partecipare ad esempio alla costruzione di Roma capitale così come gli ebrei di tutto il paese parteciparono nella costruzione dell’Italia”.
La mostra rappresenta inoltre un’occasione straordinaria, sottolinea il presidente del Meis, per vedere riunite opere preziose “come Ester al cospetto di Assuero di Sebastiano Ricci, splendido dipinto prestato dal Quirinale, Interno della sinagoga di Livorno di Ulvi Liegi (1935) e il Ritratto di Giuseppe Garibaldi di Vittorio Corcos (1882), dal Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno, Interno di Sinagoga di Alessandro Magnasco della Galleria degli Uffizi, Il rapimento di Edgardo Mortara di Moritz Oppenheim, acquistato nel 2013 dalla famiglia Schottenstein dopo essere scomparso per 150 anni e qui esposto per la prima volta al pubblico.
una conferma, credo si possa affermarlo, della crescita della rilevanza del Meis nel panorama culturale e museale italiano e internazionale”. E l’auspicio, ora che i confini sono riaperti, che il pubblico nazionale e non torni a visitare il Meis di Ferrara. Un museo già punto di riferimento, ma anche in grande trasformazione. “I lavori hanno avuto una battuta d’arresto a causa della pandemia, ma presto riprenderanno con la realizzazione della palazzina alle spalle dell’attuale corpo del Meis. E poi proseguiremo con la realizzazione delle altre quattro palazzine”. Un progetto dunque di grandi prospettive e impegno per rappresentare al meglio la storia dell’ebraismo italiano. Un progetto in cui, ricorda Disegni, credeva molto Renzo Gattegna, a lungo presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, scomparso nell’ottobre 2020. “L’inaugurazione della mostra ‘Oltre il ghetto’ è coincisa con l’anniversario del primo anno dalla scomparsa di Renzo Gattegna. Verso di lui il Meis ha un grande debito: da presidente UCEI si è battuto con forza per il riconoscimento e l’affermazione di un Museo nazionale dell’ebraismo italiano. Ne ha sostenuto l’avvio e lo sviluppo. E non possiamo che ricordarlo in questa nuova inaugurazione. Sia il suo ricordo di benedizione”.

Dossier Oltre il ghetto – Pagine Ebraiche Novembre 2021

(Nell’immagine in alto, l’inaugurazione della prima grande mostra del Meis con il Capo di Stato Sergio Mattarella)