Lo spettacolo a Torino
Nelle tenebre della persecuzione

Al Teatro Baretti di Torino un connubio già sperimentato per un precedente spettacolo (Destinatario sconosciuto tratto dal romanzo epistolare di Katherine Kressmann Tayllor), ha dato origine ad un evento teatrale di notevole spessore e rigore: “In quelle tenebre – La verità è un intreccio di voci”, psicobiografia di Franz Stangl, comandante dei campi di sterminio di Sobibór e Treblinka che prestò servizio in Italia a Udine e Trieste, presso la Risiera di San Sabba, per poi essere arrestato nel 1967 e rinchiuso a Düsseldorf. Il connubio, che dà vita allo spettacolo tratto dal libro di Gitta Sereny, è quello tra gli interpreti Rosario Tedesco (che firma anche la regia) e Nicola Bortolotti con il Coro Zemer dell’Associazione ex allievi e amici della Scuola Ebraica di Torino diretto dal Maestro Roberto Duretti 
Le tenebre sono quelle che circondano gli uomini a cui fu affidato lo sterminio degli ebrei: il centro di esse è la figura di Franz Stangl, oscuro poliziotto austriaco che, attraverso una carriera ‘normale’ e agghiacciante, divenne capo del campo di Treblinka in cui oltre un milione di persone trovò la morte. Gitta Sereny ebbe con lui una lunga serie di colloqui (oltre 70 ore) nel 1971, nel carcere di Düsseldorf. All’inizio Stangl si identifica nella figura più volte vista di un sordido ‘uomo d’ordine’, obbediente a un’etica del “lavoro ben fatto”, con cui Hitler aveva organizzato la macchina del genocidio degli ebrei. E con questo incrollabile senso del “dovere”, Stangl dà piena concretezza all’orrore di cui ebbe a macchiarsi. Gitta Sereny lo interroga e indaga implacabile anche con la moglie, le figlie e altre delle SS, e alcuni dei sopravvissuti del campo. 
Poco a poco Stangl prende coscienza delle proprie colpe, tanto da sentirne gravità e peso e da poi morire di infarto.
Il lavoro della Sereny è in linea con tutta la sua azione di giornalista militante, impegnata sul fronte delle responsabilità e delle colpe dei criminali nazisti in giro per il mondo. La stessa Sereny già alla fine della guerra, si occupò per conto di un’Agenzia delle Nazioni Unite di cercar di riunire i bambini sopravvissuti al campo di Dachau ai loro familiari. 
Da allora ha iniziato a scrivere, investigando sul comportamento di malvagi e criminali e tracciando i ritratti di protagonisti della Shoah. 
Come giornalista aveva assistito nel 1945 al Processo di Norimberga e ai Processi contro nazisti che si tennero negli anni ‘60.
“In quelle tenebre” attraverso le conversazioni, restituisce in maniera esemplare il clima di menzogne, reticenze, ambiguità e silenzi, come se le cose di cui si parla rappresentassero la normalità del vivere quotidiano. Ed è questo, forse, uno dei segni più forti dello spettacolo messo in scena da Rosario Tedesco.
In modo diretto e crudo gli interpreti – Bortolotti e Tedesco – lanciano dal palco una serie di domande inquietanti su una vicenda terribile: “Oggi, il delicato ruolo di Gitta Sereny, credo debba esser affidato alla comunità, ovvero al pubblico – scrive Tedesco – Poiché una comunità che interroga il passato lo rende vivo”.
Lo spettacolo, in scena ancora stasera al Teatro Baretti di Torino, è pronto a girare per il Paese, come una lezione aperta di una storia che non potrà mai essere dimenticata.