Il grande ritorno di Seinfeld
L’autunno si è aperto con un’operazione che ha fatto felici gli appassionati di Seinfeld. I 180 episodi della celebre sitcom che incarna un certo humor ebraico-americano sono sbarcati su Netflix e promettono di emulare il successo di Friends e The Office – due serie rivelatesi capaci di superare le mode e accompagnare più di una generazione.
Il costo della manovra non è risibile, visto che per assicurarsi i diritti Netflix avrebbe pagato due anni fa quasi 500 milioni. L’espansione enorme del colosso dello streaming e la potenza del suo algoritmo possono però schiudere alla sitcom un pubblico nuovo, diverso e assai più ampio. Sempre che la mutata atmosfera culturale e il gusto degli spettatori non si mettano di traverso.
La serie ideata da Larry David e Jerry Seinfeld è andata in onda fra il 1989 e il 1998, quando molti degli abbonati erano in fasce o dovevano ancora nascere. I riferimenti sono quindi datati oltre che talvolta difficili da cogliere per chi non è nato e cresciuto in America. Soprattutto, la New York che fa da sfondo al racconto, ambientato in un appartamento nell’Upper West Side a Manhattan, è una città essenzialmente bianca, dove i personaggi di colore sono di contorno se non talvolta oggetto di satira.
Nel clima di esasperate sensibilità identitarie che stiamo attraversando sarà un’angolatura considerata accettabile o scatteranno le censure e i boicottaggi della cancel culture e del politically correct?
Interrogativi analoghi riguardano i protagonisti. Seinfeld che interpreta se stesso e i suoi tre amici George Costanza (Jason Alexander), l’ex fidanzata Elaine (Julia Louis-Dreyfus) e il vicino Cosmo Kramer (Michael Richards) non solo sono sui trenta, più vecchi degli eroi di Friends e di tante serie oggi in voga, ma sono strutturalmente diversi.
Sono antieroi senza radici, morale o identità, animati da un senso dell’umorismo ironico, stralunato e spesso autodistruttivo. I loro personaggi non hanno un arco di sviluppo come oggi lo si intende. Nessuno matura o diventa migliore, nessun sentimento trionfa. La regola esplicita è “non ci si abbraccia e non si impara”.
Fra scrupoli inesistenti e continui disastri, i loro comportamenti sono spesso al limite di ciò che oggi si considera lecito rappresentare. E non c’è cornice che tenga insieme il tutto. Seinfeld è uno show sul nulla e in quanto tale illumina l’insensato scorrere del nostro quotidiano. È il trionfo della risata e del non sense. L’espressione di un’epoca meno preoccupata di se stessa e per questo in certo modo più libera di guardare a se stessa e di sperimentare.
Daniela Gross
(14 novembre 2021)