Bianca, Primo, Nuto: storia
di un’amicizia straordinaria
Deriva da una poesia scritta da Primo Levi alla fine del 1986 il titolo del convegno dedicato ieri, a Torino al Polo del ’900, alla storia di un’amicizia straordinaria. “In ognuno la traccia di ognuno, Amici, legami nel tempo: Bianca Guidetti Serra, Primo Levi e Nuto Revelli” organizzato dai tre Comitati creati per celebrare i rispettivi centenari, è un frammento di quella parte di “Agli amici” che recita “Prima che s’indurisse la cera/ Quando ognuno era come un sigillo. /Di noi ciascuno reca l’impronta /Dell’amico incontrato per via;/ In ognuno la traccia di ognuno./Per il bene od il male /In saggezza o in follia /Ognuno stampato da ognuno”. Voleva essere “augurio sommesso” per un autunno “lungo e mite”, è stato ieri il filo conduttore di una giornata intensa, aperta da un intervento dedicato a quelle che sono state definite “amicizie resistenti”.
Bianca Guidetti Serra, nel volume autobiografico scritto con Santina Mobiglia e intitolato “Bianca la rossa”, annotava: “Ciascuna amicizia è un po’ speciale, ha una sua storia, dei ricordi e delle esperienze condivise. È una relazione basata sullo scambio e sulla scelta reciproca, cui riconosco un importante valore umano e sociale”. E proprio Santina Mobiglia, insieme a Domenico Scarpa, ha raccontato il rapporto tra Guidetti Serra e Levi, per poi dialogare con Marco Revelli sui valori e sull’impegno che hanno caratterizzato le figure di Bianca Guidetti Serra e Nuto Revelli.
Le letture di Marina Bassani hanno esaltato durante il pomeriggio ideali e inquietudini, impegno ed esperienze di quelli che sono stati tre protagonisti straordinari del Novecento, accomunati dalla scelta della scrittura come mezzo per fissare i ricordi e per adempiere al dovere di testimoniare. Dal limmud che Bianca Guidetti Serra dedicò a Primo Levi nell’aprile del 1987 alle lettere postume che gli studenti e le studentesse del Liceo D’Azeglio – realizzate nel corso del progetto formativo, come raccontato anche dal preside, Franco Francavilla – le hanno indirizzato, tutto ha concorso a rendere vivo e partecipato un convegno coordinato da Alessandro Bollo (Direttore del Polo del ’900) e – come hanno concordano i Presidenti dei Comitati Maria Chiara Acciarini, Gastone Cottino e Dario Disegni – voluto “per ripensarli insieme, come insieme sono spesso stati nel corso delle loro difficili, coraggiose ed esemplari vite”. L’iniziativa, realizzata in collaborazione con il Centro studi Piero Gobetti, il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, la Fondazione Nuto Revelli e il Polo del ’900, si è chiosa con l’intervento di Dario Disegni che, come Presidente del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Centenario della nascita di Primo Levi, ha voluto sottolineare un dato di grande singolarità: “I tre personaggi di cui si è discusso e la cui grandezza è stata tale da giustificare un riconoscimento pubblico come l’istituzione di un Comitato nazionale in loro onore non solo erano coetanei, ma provenivano da un medesimo ambiente, da esperienze affini; e per di più avevano sviluppato fra loro solide amicizie, fortemente radicate proprio in quella stretta vicinanza. È un fatto questo di rilievo indiscutibile. Ci spinge a riflettere sul ruolo peculiare che hanno giocato per l’intero Paese la Torino e il Piemonte degli anni fra guerra e dopoguerra. Sull’universalità dei valori che la coraggiosa reazione a eventi estremi come la guerra, la dittatura e la persecuzione ha saputo esaltare. Sulla ricchezza dei rapporti che potevano stabilirsi allora fra persone dotate di una forte personalità, di una provata autonomia di giudizio e di solide convinzioni morali”. “Una cosa mi sembra li accomuni – ha continuato Disegni – Hanno tutti e tre vissuto un periodo di grandi sconvolgimenti, destinati a pesare soprattutto sui più deboli. Nello stesso tempo hanno sperimentato l’estrema durezza di istituzioni violente e illegittime e l’irresponsabile abbandono della popolazione, della grande massa delle persone senza particolari privilegi, da parte di uno stato in disfacimento e di un ordine europeo votato al disastro. Di fronte a questo essi hanno saputo maturare una reazione fondata su convinzioni e comportamenti simili: un forte senso delle proprie responsabilità individuali, un interesse spiccato e costante verso i più deboli, una grande capacità di riflettere – come ha scritto Primo Levi nell’introduzione a Se questo un uomo – su ‘alcuni aspetti dell’animo umano’, una sensibilità all’importanza che le istituzioni svolgano i propri compiti nel rispetto dei principi sanciti, per esempio, da una Costituzione ispirata ai diritti umani come la nostra. Sono stati queste convinzioni e questi comportamenti fra i segni più importanti che ognuno dei tre – Bianca Guidetti Serra, Primo Levi e Nuto Revelli – ha lasciato su ognuno degli altri due e su molti con loro”.
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(16 novembre 2021)