Israele e il dialogo con la Santa Sede,
Schutz in Vaticano per le credenziali

“Sono nato in Israele nel 1957, quando lo Stato aveva appena nove anni di vita. I miei genitori, profughi tedeschi, hanno raggiunto l’allora Palestina mandataria negli Anni Trenta. La consapevolezza di essere parte di questa storia e di dovermi battere per l’affermazione di diritti anche di base, compresa la sovranità nazionale, è quello che più mi definisce. Sono un israeliano abituato a non dare per scontata l’esistenza di questo Paese”.
Già ambasciatore d’Israele in Colombia, Spagna e Norvegia, nel corso di una recente intervista Raphael Schutz si raccontava in questi termini. Tra poche ore questo navigato diplomatico con oltre 30 anni di esperienza alle spalle sarà in Vaticano per la cerimonia di presentazione delle lettere credenziali a papa Bergoglio. L’atto solenne e formale del suo insediamento come nuovo ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede.
Molte responsabilità, molte sfide nel suo orizzonte. “La più grande – il pensiero del suo predecessore Oren David nell’intervista di fine mandato con Pagine Ebraiche – rimane sempre quella di far capire le circostanze uniche in cui si trova Israele e le difficoltà che è costretto ad affrontare. È importante che la Chiesa continui a diffondere il messaggio della dichiarazione Nostra Aetate in tutti i paesi del mondo e a tutti i livelli”.
Schutz si è trasferito a Roma ad inizio ottobre. Tra le sue prime apparizioni pubbliche la cerimonia in ricordo del piccolo Stefano Gaj Taché vittima dell’attentato palestinese al Tempio Maggiore del 9 ottobre 1982.

(Nelle immagini: l’ambasciatore Schutz durante un intervento pubblico; in primo piano alla cerimonia in ricordo dell’attentato al Tempio Maggiore di Roma)

(18 novembre 2021)