Rappresentanza

Un augurio al Consiglio UCEI eletto di buon lavoro.
Spero, in questo senso mi appello, che si voglia finalmente rimediare all’enorme forzatura che comporta, di fatto, l’umiliazione in Statuto di otto Comunità, tra la pattuglia delle cosiddette “piccole”.
Mi riferisco all’art. 41,1,C nel quale si legge: “Diciannove eletti dagli iscritti alle altre Comunità, tra gli iscritti alle rispettive Comunità, in ragione di un rappresentante per ciascuna Comunità, che esprimono in totale non più di 15 voti. A tal fine, i rappresentanti di ciascuna delle quattro coppie di Comunità indicate nell’allegato B esprimono un unico voto per ciascuna coppia, per un totale di 4 voti, sulla base di accordi tra loro o, in caso di mancato accordo, sulla base di quanto disposto dal Regolamento interno dell’Unione. ”
In soldoni, otto Comunità hanno mezzo voto ciascuna oppure, se preferite, un voto da spartirsi in due.
Trovo francamente, non da oggi, assurda questa previsione sorta per mantenere invariato il rapporto di forze intercorrente tra i poli delle due “grandi”, Roma e Milano, e le altre, vigente quando si eleggevano i delegati al Congresso, poi sostituito dal Consiglio.
Se il problema è sempre questo e quindi non si vuole semplicemente dare a ciascuno quel minimo di rappresentanza logicamente costituito da almeno un voto, un’alternativa potrebbe essere quella di creare un polo anche delle “piccole” che, come avviene a Milano e a Roma, elegge quale unico collegio i propri 15 rappresentanti (mutuando quanto avveniva ai tempi dei congressi).
Ciò porrebbe anche fine a quella sorta di spezzatino che vede, oggi, i 19 Consiglieri delle “piccole” che valgono 15 voti, in parte eletti e in parte nominati, magari con diverse procedure: creando un collegio che raggruppi queste Comunità si faciliterebbe lo scambio di opinioni e proposte, magari tramite liste trasversali, mettendo in grado l’elettore di votare sapendo chi vota, cosa pensa e cosa si propone di fare.
L’attuale sistema, di fatto, consente infatti (salvo personale dedizione del Consigliere eletto o designato) di sedere in Consiglio a nome di una Comunità (oppure mezza…) ma senza un reale vincolo di mandato.
Ciò che appare chiaro, comunque, è che così come è declinata la previsione, cozza con elementari principi giuridici e morali e, al riguardo di quest’ultimi, sarebbe interessante che l’Assemblea Rabbinica Italiana esprimesse un parere halakhico, essendo dichiarato che il nostro Statuto all’Halakhah è conforme.

Gadi Polacco

(18 novembre 2021)