L’insediamento del nuovo ambasciatore
“Israele-Santa Sede, lavoriamo insieme
per contribuire al bene comune”

Quattro anni impegnativi attendono il nuovo ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz. Sicuramente diversi, ammette, dalle sue molteplici esperienze passate. Già ambasciatore in Colombia, Spagna e Norvegia, una carriera trentennale nel mondo della diplomazia, Schutz ha presentato quest’oggi le proprie lettere credenziali a papa Bergoglio. 
“Una conversazione molto calorosa, in spagnolo. Abbiamo parlato per mezz’ora a cuore aperto” confida a Pagine Ebraiche durante un Vin d’Honneur tenutosi in seguito presso la sua residenza, con al fianco la moglie Michal Ron. Tra i presenti rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, oltre a numerosi ambasciatori e dignitari. “Per me – ha detto Schutz – questo mandato ha un significato speciale: tra tre anni si concluderà la mia carriera. Un incarico presso la Santa Sede rappresenta qualcosa di simbolico”. 
Al centro della conversazione con il papa, ha riferito a margine dell’incontro, “i temi della sostenibilità, della lotta alla crisi climatica e della necessità di solidarietà universale per affrontare le sfide comuni a tutta l’umanità: sono argomenti cari a papa Francesco e Israele, con la sua capacità tecnologica, desidera contribuire al bene comune”. L’udienza con Bergoglio è stata anche l’occasione per soffermarsi sulla comune passione per il calcio. Una fonte, anch’essa, di valori.
“Ho fatto notare al papa – racconta Schutz – che la nazionale israeliana (che purtroppo non è all’altezza della sua squadra argentina del cuore) è composta da giocatori ebrei, musulmani e cristiani, che giocano insieme per Israele e sono un esempio della capacità di cooperare nonostante i disaccordi e le differenze”. Tra i doni offerti dei datteri del kibbutz Eilot nel deserto dell’Arava “irrigati con acque reflue depurate, un esempio delle abilità di Israele nell’ambito della sostenibilità e nella capacità di far fiorire il deserto” e un paio di scarpe da calcio bianche e blu “con sopra scritte parole di pace e di speranza in varie lingue”.
Dopo aver iniziato la sua carriera in Cile, Schutz è stato ambasciatore in Colombia e in Spagna nonché capo del Dipartimento Europa del ministero degli Affari Esteri israeliano. In una recente intervista ha raccontato che i suoi genitori fuggirono dalla Germania. “Sono nato in Israele nel 1957, quando lo Stato aveva appena nove anni di vita. I miei genitori, profughi tedeschi, hanno raggiunto l’allora Palestina mandataria negli Anni Trenta. La consapevolezza di essere parte di questa storia e di dovermi battere per l’affermazione di diritti anche di base, compresa la sovranità nazionale, è quello che più mi definisce. Sono – sottolineava – un israeliano abituato a non dare per scontata l’esistenza di questo Paese”.
Già all’opera da alcune settimane, Schutz succede a David Oren. In una nota diramata in occasione della Cop26 il neoambasciatore aveva evidenziato l’importanza di agire anche in quel campo. “Per la prima volta nella storia umana – il suo pensiero – è richiesta una mobilitazione di tutti i principali attori globali, inclusi i governi, il settore privato, la società civile, i media e il mondo accademico, nonché i leader religiosi”. Rispetto a questi ultimi, aveva ricordato come i leader religiosi “possano contribuire ad aumentare la consapevolezza su questi argomenti ed esercitare un’influenza morale positiva”.
“Papa Francesco – ha affermato Schutz – è una voce molto rispettata nella causa comune per la cura del Creato. Nella sua enciclica Laudato Si’ (punto 13), il pontefice lancia un invito urgente ‘a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta’. In qualità di ambasciatore designato, considero prioritario stabilire una stretta collaborazione istituzionale con la Santa Sede sui temi che sono all’ordine del giorno della Cop26”. A maggior ragione, rifletteva, perché Israele su questi temi ha molto da offrire. 
Nel corso della giornata Schutz ha anche incontrato Pietro Parolin, il segretario di Stato vaticano. 

Daniel Reichel

(Nelle immagini: la presentazione delle credenziali a papa Bergoglio; il dono di un paio di scarpe da calcio nel segno della comune passione sportiva; il successivo brindisi presso la residenza dell’ambasciatore)

(19 novembre 2021)