Questione di prospettiva

“Un povero era andato a chiedere consiglio a un uomo giusto, uno zadik, lagnandosi della propria povertà:
«Vivo nella miseria, ho dieci figli da mantenere, una moglie bisbetica e una suocera in buona salute, piena di vigore e di appetito… Che devo fare? Mi aiuti!»
«Prendi in casa dodici capre» gli rispose lo zadik.
«E che me ne faccio? Già stiamo accalcati gli uni sugli altri come aringhe in un barile, e dormiamo tutti insieme in un pagliericcio. Soffochiamo. Dove le metto, le capre?»
«Dammi ascolto, uomo di poca fede. Accogli le capre in casa tua, e renderai gloria al Signore.»
Dopo un anno il povero si ripresentò:
«Allora sei più felice?» chiese lo zadik.
«Felice? La mia vita è un inferno. Preferisco morire piuttosto che avere ancora tra i piedi quelle maledette capre!»
«Ecco! Adesso puoi sbarazzartene, così apprezzerai la fortuna che prima non riconoscevi. La tua povera stamberga, senza le loro cornate e il loro odore, ti sembrerà una reggia. È sempre questione di raffronti, a questo mondo.»”

Questa storiella, nota anche in altre versioni, è presente in I cani e i lupi di Irène Némirovsky. Il vedere il “bicchiere mezzo pieno” delle cose, ma anche delle persone, così come la capacità di una vis comica anche nei momenti più spiacevoli, è probabilmente un tratto caratteristico della concezione del mondo ebraica. Del resto la realtà è davvero questione di prospettiva.

Francesco Moises Bassano