Shemirat mitzvòt

“Così direte al mio signore ad Esav, ho abitato con Lavàn”. In ebraico il testo citato porta l’espressione “garti – sono stato straniero” dal termine “gher” oppure “ho abitato” dal verbo “lagur”.
La somma delle lettere che compongono la parola “garti” corrisponde a 613, numero che ci richiama alle mitzvot comandate dalla Torà. Questo vuol dire che Ja’aqov-Israel, nonostante la durezza della vita che gli ha riservato suo zio – suocero Lavan, ha avuto la forza di osservare tutte le mitzvòt.
L’insegnamento di questo passo è che Israele, che ha sempre sofferto la sua vita in Golà – Diaspora come “gherim – stranieri che abitano”, potrà mantenere sempre la sua identità se avrà la forza di osservare tutte le mitzvòt della Torà ad ogni costo. Molti, ancora oggi obiettano dicendo che, vivere fuori di Eretz Israel implica grande difficoltà ad osservare le mitzvòt; probabilmente quelle stesse persone, se vivessero in Eretz Israel, avrebbero da obiettare per non osservarle.
La shemirat mitzvòt è fondamentale e basilare per poter mantenere la nostra identità di Israel – popolo che porta il nome del suo patriarca e soprattutto, per distinguerci in mezzo agli altri popoli, mantenendo inalterate le nostre tradizioni proprio come fece Ja’aqov.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna