Mi Ricordo, pellicole di vita ebraica

Un racconto per immagini di come è cambiata l’Italia nel Novecento. Come sono cambiate le sue famiglie ebraiche. Come si sono evoluti e trasformati i costumi del nostro paese, ma anche il paesaggio. Sono alcune delle diverse prospettive di studio e di ricerca che apre il progetto Mi Ricordo-Comunità ebraica, la raccolta di film di famiglia realizzata sul territorio nazionale avviata a partire dal 2020, i cui primi risultati sono stati presentati nella cornice della rassegna Nuovo Cinema Ebraico e Israeliano, organizzata dalla Fondazione Cdec. Proprio quest’ultima, assieme all’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea, è tra i motori del progetto che si fonda sulla collaborazione dei privati, che portano i propri filmati, come accaduto con le pellicole girate da Vittorio Ovazza tra il 1930 e il 1936 e la cui digitalizzazione e restaurazione è stata presentata al pubblico milanese. “Guardando queste immagini si comprende l’importanza di ricostruire cosa c’è dietro a questi filmati, le storie famigliari ritratte, ma non solo”, ha evidenziato Giorgio Barba Navaretti, discendente della famiglia Ovazza, che ha raccontato la sua adesione al progetto. Un’iniziativa spiegata nei dettagli da Daniela Scala della Fondazione Cdec ed Elena Testa dell’Archivio Nazionale Cinema Impresa, che hanno ricordato come dietro vi sia una collaborazione sia delle famiglie sia di diverse istituzioni, tra cui il Memoriale della Shoah di Milano, la Comunità ebraica di Torino, il Museo Nazionale del Cinema di Torino, la Fondazione Museo della Shoah di Roma e il Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara.
“Queste pellicole rappresentano un patrimonio che raccontano pezzi di cosa è stata la storia del nostro Novecento. Hanno valenza sia per le famiglie che inquadrano, ma anche per le letture trasversali che permettono. – ha spiegato Daniela Scala – Ad esempio sono ritratti i viaggi in Israele negli anni ’50 e si vede così un paese in costruzione, che continua a cambiare”. Come cambiano anche i costumi e le interazioni tra vita pubblica e privata, tra cerimonie come bat mitzvah e matrimoni ed eventi esterni a cui partecipa l’intera Comunità. “È importante che all’indicizzazione – ha evidenziato Elena Testa – partecipino anche le famiglie che hanno donato i filmati che possono riconoscere luoghi e persone”. Ed è importante, hanno spiegato sia Tedeschi sia Testa, che le persone seguano l’esempio di Barba Navaretti e continuino a portare il proprio materiale affinché venga catalogato.