Le forme dell’antisemitismo
Antisemitismo? Con le scuse si risolve.
Il signor Fabio Meroni, consigliere leghista, chiama Liliana Segre con il numero di matricola che, ad Auschwitz, da ragazzina, l’ha marchiata a vita. Merita forse l’appellativo di ‘signor’ il leghista disumano e becero Fabio Meroni? Ovviamente è stato frainteso. Intendeva qualcos’altro. E poi, uscirne puliti, è sufficiente scusarsi e accusare gli altri di malignità. Tutto solo un grande malinteso.
C’è forse dietro una strategia? Non lo si può affermare per certo. Si è tuttavia autorizzati a sospettare che, dopo aver sputato l’insulto, la diffamazione, il livore che propaga il contagio dell’odio, basti chiedere scusa e tutto si risolve. L’effetto è ottenuto: le menti amiche o le menti ingenue hanno ricevuto il messaggio loro indirizzato e se lo sono fissato nell’animo a conferma dei loro sentimenti e dei loro pregiudizi, e, con le scuse successive, la politica amica giustifica e risolve il momento dell’imbarazzo di partito. Il singolo scaglia l’offesa, il partito risolve la questione lavandosene le mani. Poi altri singoli, molti altri singoli arriveranno a ribadire, a turno, le posizioni dell’odio antisemita. E il partito risolverà alla solita maniera negli stadi successivi della stigmatizzazione, della minaccia di espulsione, del silenziamento graduale, del conclusivo dimenticatoio.
Ma il partito è grande amico di Israele. A parole. Almeno i grillini, onestamente, non hanno mai detto di essere ufficialmente amici di Israele.
Antisemitismo? Citando un salmo si risolve.
Qualche mese fa, Michela Murgia – perplimente e spesso imbarazzante intellettuale di sinistra –, a proposito di Israele e la questione palestinese, ha dichiarato di pensarla esattamente come Hamas. Hamas, per chi non lo ricordasse, è un’organizzazione terrorista, e in questi giorni lo sta finalmente riconoscendo anche la Gran Bretagna, che non è mai stata troppo tenera con Israele.
Ora, non occorre essere filo-israeliani senza se e senza ma per riconoscere che Hamas è quello che è, e che i finanziamenti che i palestinesi ricevono se ne vanno da decenni in armamenti, tunnel e attacchi terroristici nei bar di Tel Aviv e alle fermate degli autobus. Purtroppo, e sottolineo il purtroppo, ci è voluto un muro tanto deprecato per mettere un freno alla pratica di quella che gli illustri rappresentanti del radicalismo di sinistra identificano come ‘azioni partigiane’, e peccato che l’obiettivo ne sia per lo più la popolazione civile inerme.
Fermi tutti: qui non si sta discutendo di territori occupati o contesi o di coloni e di deprecabile distruzione dei limoneti palestinesi. Deprecabile! Qui si sta discutendo di terrorismo.
Orbene, nell’ultimo numero dell’Espresso, nella sua rubrica di ultima pagina, Michela Murgia si è messa a leggere i Salmi. E ha scoperto il Salmo 137, lo splendido e da noi spesso citato ”Al naarot Bavel…’, ‘Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordando Sion…’ Già la fonte non è corretta, perché la Murgia, evitando di consultare un testo ebraico in traduzione, ricorre a quello della Conferenza Episcopale italiana, che lo identifica come Salmo 136… (forse per effetto di un accorpamento o di eliminazione?). Quisquiglie.
Si accorge dunque la Murgia che nel Salmo 137 gli ebrei deportati ed esiliati a Babilonia si lasciano andare a dichiarazioni di odio per i nemici con immagini di violento desiderio di vendetta, desiderio di far patire ai babilonesi quello che i babilonesi hanno fatto patire agli ebrei e ai loro figlioletti, sbattuti contro le rocce e sterminati. I babilonesi l’hanno fatto davvero, quello degli ebrei è solo un pio desiderio.
Si accorge, la Murgia, che la storia non la si giudica da un evento singolo, o da una singola parola, ma che si deve considerarne lo sviluppo, partendo cioè dalle cause, andando sempre all’indietro, perché altrimenti il nostro giudizio è viziato dall’ignoranza e si rivela per pregiudizio. La storia è, spesso, causa ed effetto. La Murgia passa per intellettuale e tutto ciò si crede che lo sappia bene.
Anzi, lo afferma lei stessa. Sorprendente, comunque, che si accorga che non si possano accusare gli ebrei dei Salmi di odio ingiustificato, ma che i loro sentimenti siano stati motivati dai patimenti subiti. E per fortuna la Murgia non ha forse ancora letto le nostre Berakhot del Seder di Rosh Hashanah, dove ripetutamente i nemici vengono deprecati e maledetti. Evidentemente, ha ragione la Murgia, a Israele i nemici non sono mai mancati. E Hamas e loro sostenitori fra essi. Ma è facile dare appoggio all’ebreo biblico, meno all’ebreo odierno. E, come si sa, meglio se all’ebreo morto che all’ebreo vivo. (Eppure, neanche questo basta, ad esempio, al leghista Fabio Meroni!)
Ma dove porta l’osservazione storiografica della Murgia? La porta alla conclusione analogica che i leghisti le offese se le tirano addosso perché sono loro i primi a lanciarle. E fin qui non si può che essere d’accordo con lei. Chissà se valeva la pena di tirare in ballo il Salmo 137 per arrivare a tanta deduzione, ma, si sa, una pagina di articolo bisogna pur riempirla in qualche modo.
Peccato però, peccato davvero, che la Murgia abbia perso un’ottima occasione per dare al suo articolo una diversa conclusione, perseguendo un diverso percorso logico, assai più coerente con la sua lunga premessa analogica sul Salmo 137. Peccato che non abbia pensato, la Murgia, sostenitrice indefettibile di Hamas, che anche la storia degli ebrei odierni, diventati in parte israeliani, abbia seguito un suo percorso. Peccato non abbia riflettuto sulle persecuzioni che in Europa li tormentarono per secoli, ma in particolare da fine Ottocento e per tutta la prima metà del Novecento, con propaganda d’odio e pogrom e massacri vari dispiegati per tutta la civile Europa. Peccato che si sia dimenticata del fascismo e del nazismo, e delle emigrazioni di massa verso America, Canada e Palestina. E, chiedo scusa, dimenticavo, della Shoah. Chissà se la Conferenza Episcopale non abbia un testo che la possa illuminare.
Ma bisogna sempre specificare e prevedere le risposte. Non si sta dicendo che la Shoah giustifichi tutto, che ci si faccia schermo della Shoah per giustificare la non soluzione del problema palestinese e la distruzione dei limoneti e i territori occupati/contesi. Qualcuno forse vorrà farlo, noi no. Si sta solo dicendo che anche lo straziante problema israelo-palestinese ha delle cause, che la Murgia, e tutti coloro che la pensano come lei, quelle cause le dovrebbe mettere nel conto della sua adesione alle idee e alle pratiche terroristiche di Hamas.
A volte, dunque, la demagogia politica ottiene risultati inaspettati, quando si serve di argomenti distanti fra di loro, coniugati a forza per raggiungere un obiettivo anche condivisibile, ma attraverso percorsi contorti e deformati. Sono i percorsi più naturali, invece, quelli più diretti e immediati che la logica della Murgia evita di perseguire, i percorsi che l’avrebbero condotta a dire che Hamas non può essere sostenuta in nessun caso, se non tacitando le ragioni della storia.
Dario Calimani