Linea d’Ombra e l’aiuto ai migranti,
il Tribunale archivia le accuse

Dal 2015 ad oggi Gian Andrea Franchi e Lorena Fornasir – 85 anni lui, 68 lei – hanno scelto di dedicare tutto il loro tempo libero a una causa: offrire un primo conforto sia fisico che morale ai profughi che raggiungono Trieste, vera e propria porta d’Europa, dalla cosiddetta “rotta balcanica”. Un’esperienza di servizio che è stata al centro di un loro incontro con la redazione di Pagine Ebraiche in occasione dell’ultima edizione del laboratorio giornalistico Redazione Aperta. “Affrontano un viaggio drammatico e hanno storie terribili alle spalle. Noi però non chiediamo nulla. Non è questo il nostro compito. Noi cerchiamo di aiutarli, in silenzio”, la loro testimonianza relativa al presidio medico animato ogni giorno, con incrollabile dedizione personale e dei volontari dell’associazione Linea d’Ombra, all’esterno della stazione ferroviaria.
Attività che non è piaciuta a tutti a Trieste tanto da costare ad entrambi un processo con l’accusa di favoreggiamento del soggiorno di migranti clandestini. Un motivo di angoscia e turbamento, ma non al punto da farli desistere. “Noi – raccontavano infatti a Pagine Ebraiche – andiamo avanti comunque. Anche durante il Covid abbiamo continuato a presentarci in piazza. Curiamo le ferite di queste persone, i loro piedi martoriati dal viaggio interminabile. È un gesto politico che si scontra con l’indifferenza”.
Su questa vicenda è arrivato ora il lieto fine: il Tribunale di Bologna incaricato della pratica (non si è potuto procedere a Trieste perché Franchi è giudice onorario presso il locale tribunale dei minori) ha archiviato la causa “non emergendo elementi che consentano la sostenibilità dibattimentale dell’accusa”. Esultano Franchi e Fornasir: “Noi non ci siamo mai fermati in questi anni, neppure un giorno, ma è chiaro che la sentenza favorevole ci dia maggior impulso. Giustizia è fatta”.

(Nell’immagine: i volontari di Linea d’Ombra in azione a Trieste)

(25 novembre 2021)