Dittature vere e false

Nel Secolo breve, capitolo “Stregoni e apprendisti stregoni”, lo storico Eric Hobsbawm scrive che per quanto se ne servissero per i propri fini e pensassero di controllarne gli effetti, i regimi dittatoriali come quello nazional-socialista e staliniano in realtà respingessero la scienza. Perché “la scienza metteva in discussione le concezioni del mondo e i valori espressi in verità aprioristiche.” I due regimi “condividevano l’idea che i loro cittadini dovessero dare il proprio assenso a una «dottrina vera», che era però quella formulata e imposta dalle autorità politico-ideologiche.” Così che a differenza degli altri regimi, in questi la diffidenza nei confronti della scienza trovò invece un’espressione ufficiale, anche tramite l’espulsione di fisici, medici, e scienziati (spesso ebrei, specialmente nella Germania nazista).
Queste pagine suonano di nuovo familiari quando sentiamo parlare di “dittatura sanitaria”. Per ironia le vere dittature come quella nordcoreana o dei talebani in Afghanistan sono quelle dove probabilmente i no vax si troverebbero più a proprio agio, visto le scarse misure anti-Covid che le suddette sembrerebbero aver adottato (o meglio non aver adottato). In una dittatura i dati giornalieri di una malattia verrebbero nascosti, o semplicemente la malattia non esisterebbe. Parlare costantemente della sua esistenza rischierebbe di compromettere il consenso al regime. La “quarta ondata” impensabile, parola da leggere al massimo su qualche samizdat.
Questa dittatura sanitaria al contrario è invece davvero una habatà, un’autentica fregatura come potremmo dire a Livorno.

Francesco Moises Bassano