‘Memoria distorta e banalizzata,
è il momento di agire con fermezza’

Non passa quasi giorno che la protesta anti-vaccini non finisca per prendere la piega di una distorsione e banalizzazione della Shoah profonda: stelle gialle, casacche a righe, deliranti accostamenti tra periodi storici in cui ad essere oltraggiate sono anche figure come Anna Frank o la senatrice a vita Liliana Segre. Un problema che non si pone certo da adesso ma che le ultime vicende sembrano aver esasperato in modo inquietante. A fare il punto il convegno internazionale “Distorsione e banalizzazione della Shoah. Il Documento Ihra Recognizing and Countering Holocaust Distorsion” in svolgimento presso la Sala Monumentale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, organizzato dalla coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) di Palazzo Chigi. Un’iniziativa che nasce per l’appunto nel solco del recente documento Ihra, promosso dalla Germania ma di cui è stata approntata una traduzione in italiano da parte di un gruppo di lavoro coordinato da Simonetta Della Seta. Numerosi, in questa giornata, i relatori chiamati a un confronto tra rappresentanti delle istituzioni e delle comunità ebraiche, storici e addetti ai lavori.
“Un impegno urgente, per sollecitare la massima consapevolezza possibile”. Così Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, in apertura di conferenza. Un fronte, quello della lotta contro l’antisemitismo, cui l’esecutivo ha scelto di dedicarsi “anche con la nomina di una coordinatrice nazionale: un fatto non soltanto simbolico come dimostra l’azione svolta dalla professoressa Santerini”. Affrontando lo specifico argomento della conferenza Bonetti ha poi parlato con preoccupazione del tentativo di alcuni gruppi di “reinterpretare la storia” e “anestetizzare le coscienze”. Necessaria in tal senso un’azione forte da parte di chi ha responsabilità politica. Un dovere che però, ha ricordato la ministra, “si estende anche ai popoli”.
Per Roberto Chieppa, segretario generale della Presidenza del Consiglio, quelli che hanno caratterizzato le istanze di parte dell’universo No Vax e No Green Pass “sono insulti alla Memoria, anche delle vittime, che intaccano la comprensione della storia in modo non meno grave delle teorie negazionistiche”. Contrastarli, ha poi evidenziato, “è una responsabilità di tutti”. Così come la conservazione e la vivificazione di una Memoria che è anche un baluardo di democrazia e civiltà. Citando il Capo dello Stato Sergio Mattarella, ha quindi sottolineato come l’indifferenza costituisca “un’anticamera alla barbarie” e vada quindi rigettata.
“La distorsione della Shoah ha facce multiple. Ogni volta che ci siamo trovati a stilare un elenco se ne è presentata sempre una nuova” la riflessione di Noemi Di Segni, presidente UCEI, nel tracciare la vastità e complessità di un fenomeno che non appare mai statico. Sempre più difficile, anche per questo motivo, reprimerlo efficacemente su un piano giuridico. “L’aggravante di reato di per sé non basta. Bisognerebbe invece riflettere sull’opportunità di introdurre reati specifici”, le sue considerazioni al riguardo. Uno stimolo quindi per i decisori politici (cui lo stesso documento Ihra si rivolge). “Nel 2020 abbiamo notato un incremento di casi di matrice antisemita nella misura circa di un terzo”, il dato condiviso dal direttore dell’Unar Triantafillos Loukarelis. “Ci sono però anche elementi positivi da sottolineare: tra questi una reazione all’altezza delle istituzioni, con prese di posizione anche a livello internazionale. Penso ad esempio all’impegno del Consiglio europeo, che ha spronato tanti governi ad attivarsi”. Essenziale per l’Italia la strategia nazionale contro l’antisemitismo: “Più verrà formalizzata, più potrà dare il contributo auspicato”. Importanti le azioni, ma anche le parole. Come quelle usate dal Primo ministro Mario Draghi durante la sua visita al Memoriale della Shoah di Milano, quando cioè “ha qualificato le leggi antisemite del fascismo non come razziali ma come razziste”.
“La prima banalizzazione della Shoah è il disconoscimento dell’unicità della Shoah” il pensiero di Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma. Parlando delle ultime follie del mondo No Vax è stato fatto poi un confronto con la decisione di un tribunale di Amburgo che proprio ieri ha sanzionato l’artefice di una di queste distorsioni, auspicando che anche l’Italia, “Paese che però purtroppo non ha mai avuto una Norimberga”, segua questa strada. Tra i temi sollevati anche “l’antisionismo che è antisemitismo” e il ruolo propositivo del mondo ebraico “con quel carattere di sentinella che ci distingue”.
Luigi Maccotta, capo della delegazione italiana all’Ihra, ha lodato “lo sforzo delle istituzioni, la cui consapevolezza del problema è encomiabile”. A mancare però sarebbe la stessa predisposizione nel resto del Paese in particolare “nella sua opinione pubblica e in chi nelle strade associa la Shoah al Green Pass”. La piramide dell’odio, il messaggio dell’ambasciatore, “inizia proprio così”. Per poi finire, un passo dopo l’altro, “con gli atti cruenti”.
Ad introdurre i relatori le parole di Santerini: “Non sempre – ha esordito – si nega platealmente. Ma è chiaro il tentativo di alcuni di indebolire l’edificio della tolleranza e democrazia europea partendo proprio dalla Shoah, da una sua distorsione”. Un fenomeno in evidente evoluzione e da affrontare anche “attraverso un rafforzamento delle norme, anche in materia di odio online”. Grazie a un accordo stretto con alcuni social media, ad esempio, “presto sarà possibile togliere visibilità alle fake news” che, non solo in pandemia, inquinano la società non soltanto a un livello virtuale. Tra gli studiosi intervenuti o che interverranno nel pomeriggio Rob Rozett dello Yad Vashem (“Radici e sviluppo della distorsione della Shoah”), Juliane Wetzel del centro berlinese di ricerca sull’antisemitismo (“Distorsione, banalizzazione, minimizzazione”), Simonetta Della Seta in rappresentanza della delegazione italiana dell’Ihra (“Il documento Ihra ‘Recognizing and countering Holocaust Distorsion’ in Italia”), Gadi Luzzatto Voghera direttore della Fondazione Cdec (“La distorsione della Shoah in Italia”), Joel Kotek del Memoriale della Shoah di Parigi (“La distorsione della Shoah attraverso il caso francese e belga. Sguardi incrociati”) e Stefano Pasta dell’Università Cattolica di Milano (“La banalizzazione della Shoah sui social media”).
Della Seta, nel tracciare le sfide del documento, ha spiegato come all’originale traduzione siano state premesse delle raccomandazioni destinate all’Italia. Questo perché, ha spiegato, “l’Italia porta una sua responsabilità su quanto avvenuto allora”. Si tratta infatti di un Paese che è stato sia attore della persecuzione “che responsabile diretto della morte di circa 10mila ebrei complessivamente uccisi tra quanti vivevano in Italia e chi abitava invece nelle colonie”. Per questo la scelta è stata quella di aprire “con una raccomandazione, alla politica, ad approfondire di più quel periodo”. Una generale mancanza che si ripercuote nella qualità del confronto attuale, ha fatto notare Luzzatto Voghera. “Dall’uso distorto di simboli e concetti della Shoah non si salva nessuno schieramento”, l’amara osservazione del direttore della Fondazione CDEC. L’antisemitismo, ha poi affermato, “non è purtroppo una presenza marginale nel nostro paese: le indagini demoscopiche ce lo dimostrano chiaramente”. Ad essere evidenziata l’importanza del Giorno della Memoria come fonte di trasmissione del ricordo: “Non sono mancate, in questi anni, delle voci critiche. C’è chi ha parlato ad esempio di ipertrofia. Rilievi da ascoltare – l’opinione di Luzzatto Voghera – ma che non inficiano l’impatto di questa iniziativa”.

Adam Smulevich