Nazioni Unite contro Israele,
con la sponda dell’Italia

Le Nazioni Unite si confermano un luogo ostile a Israele: tre le risoluzioni adottate ieri a larga maggioranza contro lo Stato ebraico con al centro temi come l’identità di Gerusalemme e dei suoi luoghi sacri, la regione del Golan, le politiche di insediamento. A suscitare forti reazioni la decisione di qualificare l’area del Monte del Tempio con il solo nome islamico di al-Haram al-Sharif. Un tema non nuovo e che ciclicamente si ripropone, ma non per questo meno grave come poi denunciato a stretto giro dagli Stati Uniti, uno dei pochi Paesi ad opporsi. Lista di cui purtroppo l’Italia non fa parte, avendo votato a favore di questa e di un’altra risoluzione (quella sulle politiche di insediamento) ed essendosi astenuta a quella relativa al Golan.
Ignorato quindi l’appello arrivato da tanti per un cambio di passo. “Al governo italiano, in questa come in ogni altra sede internazionale, chiediamo la massima fermezza e coerenza con principi più volte affermati nel corso degli incontri e negli impegni presi anche in materia di contrasto all’antisemitismo in ogni sua forma compresa quella, particolarmente subdola, dall’antisraelianismo”, evidenziava l’UCEI in una nota. “È un appello – si leggeva ancora – che come UCEI rivolgiamo al ministro degli Esteri Luigi Di Maio e al segretario generale della Farnesina Ettore Francesco Sequi. Una posizione chiara, al riparo da ogni ambiguità e che soprattutto non presti il fianco a governi che hanno fatto della propaganda all’odio la cifra della loro azione diplomatica”.

(2 dicembre 2021)