“Ebrei di Libia, realtà sempre più forte:
Roma una testimonianza eccellente”
Toccante cerimonia in ricordo degli ebrei di Libia sepolti nei cimiteri dissacrati e in memoria dei benemeriti che, dopo l’esodo forzato del ’67, hanno contributo a ricostruire la comunità in Italia. Portano i loro nomi le quattro lapide scoperte stamane al cimitero del Verano da altrettanti testimoni di questa storia di radici sradicate nella violenza ma rifiorite altrove: Gino Mantin, Lillo Naman, Vito Arbib e Samuel Zarrough. Un appuntamento al cuore del convegno internazionale “Storie di rinascita: gli ebrei di Libia” che si concluderà questa domenica con un evento speciale per gli studenti della scuola ebraica romana.
Giovani protagonisti anche quest’oggi, insieme a David Gerbi ideatore di un’iniziativa che è stata strutturata pensando proprio alle nuove generazioni e ai referenti delle varie sinagoghe libiche di Roma. Ad intervenire, tra gli altri, anche i rabbini rav Riccardo Di Segni, rav Alfonso Arbib e rav Pino Arbib. Nonostante le ferite subite, ha evidenziato rav Di Segni, “la comunità libica è diventata sempre più forte: Roma ne è una testimonianza eccellente”. Il presidente dell’Ari, nato a Tripoli nel 1958, ha portato una testimonianza personale: “La prima cosa che gli ebrei di Libia hanno fatto al loro arrivo in Italia è stata quella di fondare una sinagoga: questo – ha detto – significa difendere l’identità”.
(3 dicembre 2021)