Vaccinarsi, un atto di responsabilità
La strada indicata dai rabbini italiani

Vaccinarsi, un atto di responsabilità verso se stessi e nei confronti del prossimo. Ma anche un’azione in linea con i principi e i valori alla base dell’identità ebraica. A ricordarlo, nei due testi che seguono, i membri della Consulta rabbinica UCEI e il direttivo dell’Associazione Medica Ebraica.

Il tema della vaccinazione per il Coronavirus pone diverse questioni, in merito all’efficacia della vaccinazione, la sua sicurezza e più in generale riguardo ai rischi che si possono correre per ricevere un trattamento medico e all’individuazione, nella fissazione della halakhà, di fonti affidabili.
Come è noto, sono in corso accese discussioni nella società civile sul tema della vaccinazione per il Coronavirus; alcune autorità rabbiniche, oralmente o per scritto, hanno espresso dei pareri contrari alla vaccinazione per determinate categorie o in generale. Invece le più illustri autorità rabbiniche nel mondo, di diversi orientamenti dell’ebraismo ortodosso, alle quali anche l’ARI fa riferimento, come il Gran Rabbinato d’Israel, Vaad Rabanè Europa, Rav Asher Weiss etc. si sono espresse chiaramente a favore della vaccinazione. Per questo riteniamo opportuno riportare alcune delle loro argomentazioni in materia insieme alla nostra umile opinione sulla questione.
Sebbene vi siano delle voci critiche, a volte anche provenienti da addetti ai lavori, risulta evidente che la comunità scientifica incoraggi la campagna vaccinale, e che questa abbia risparmiato milioni di vite umane, pur prendendo in considerazione che possano esservi elementi valutabili solo con il tempo. Il fatto che nei trattamenti medici possano presentarsi dei pericoli per chi li riceve è argomento affrontato nella halakhà. Un rischio eccessivo verrebbe configurato come una trasgressione del comandamento biblico in base al quale dobbiamo fare molta attenzione alla salvaguardia delle nostre persone (Dt. 4,15). Il divieto di provocare dei danni alle persone viene codificato dal Rambam nel Mishnè Torà (Hilkhot Chovel umaziq 5,1). Nel momento in cui un trattamento medico presenta degli elementi di pericolo nasce una domanda halakhica, che deve essere esaminata. Ad esempio Rav Ovadià Yosef z.tz.l. (Responsa Yabia’ Omer 8, Choshen Mishpat 12) permette in base a varie considerazioni degli interventi puramente estetici, pur presentando degli elementi di rischio. Pur non conoscendo con esattezza il rischio insito nella vaccinazione per il Coronavirus, i rischi collegati alla malattia nei suoi casi più gravi sono certamente ben superiori, tanto da giustificare la vaccinazione. Ad esempio Rav Avraham Steinberg per un intervento salvavita valuta come sufficiente una possibilità di guarigione del 30%, a fronte di un pericolo del 70% per giustificare l’intervento.
La ghemarà (Shabbat 61), interessandosi dei rimedi diffusi all’epoca, stabilisce che la validità di un trattamento è determinata dalla sua efficacia in tre circostanze, non necessariamente curando la malattia, ma anche impedendone le manifestazioni, come nel caso degli attacchi epilettici. E così viene stabilito dallo Shulchan ‘Arukh (Orach Chayim 301, 25).
Come è noto, in vari ambiti della halakhà, ad esempio per far mangiare un malato nel giorno di Kippur, il parere dei medici è vincolante, e anche il parere di una minoranza consente di far mangiare il malato, così come stabilito nello Shulchan ‘Arukh (Orach Chayim 618,4). Nel caso del Coronavirus la stragrande maggioranza dei medici sostiene che la vaccinazione abbia la capacità di preservare in moltissimi casi dagli esiti più gravi della malattia.
Dal momento che i vaccini hanno dimostrato di potere diminuire il numero dei contagi e delle forme gravi della malattia, riteniamo che sia doveroso vaccinarsi sia per un’utilità personale che per quella della collettività. Sebbene possano esistere dei pericoli non ancora valutabili collegati alla vaccinazione, riteniamo che i benefici li superino di molte volte.
Per questo ci associamo all’insegnamento dei grandi Maestri che hanno stabilito il dovere di vaccinarsi, secondo il comandamento biblico “preserverete con grande attenzione le vostre persone” (Dt. 4,15) e ci ricordano l’obbligo di avere la massima attenzione a non mettere in pericolo e non procurare danni al prossimo, persino più di quanto facciamo attenzione a noi stessi, come insegna il commento di Tosafot nel trattato di Bavà Kamma 23; crediamo che chi incita le persone a non vaccinarsi contravvenga al principio “davanti al cieco non mettere un inciampo” (Lv. 19, 14).

Rav Giuseppe Momigliano, Rav Daniel Touitou e Rav Ariel Di Porto (Consulta rabbinica)

L’Associazione Medica Ebraica intende chiarire che tutte le sperimentazioni scientifiche, ivi comprese quelle riguardanti i vaccini contro il Sars-Covid-19, sono pubbliche, preventivamente approvate da decine di comitati etici indipendenti pubblici e privati; i protocolli sono pubblicati al momento della sottomissione alle autorità regolatorie; i dati degli studi sono valutati in tempo reale da commissioni indipendenti che possono interromperle in qualsiasi momento se compaiono eventi ritenuti rischiosi; i consensi informati devono essere approvati dalle autorità regolatorie e dai comitati etici di tutte le istituzioni che partecipano alla sperimentazione; ogni soggetto è libero di uscire dallo studio ad ogni momento. Inoltre i risultati delle sperimentazioni sono pubblici, sottoposti alla comunità scientifica e a enti pubblici regolatori in ogni paese in cui il vaccino dovrà essere utilizzato.
I dati epidemiologici riguardanti la malattia da SARS-Cov19 sono pubblici e dimostrano in maniera inequivocabile la protezione indotta dalla vaccinazione, riducendo il numero di casi di infezione e proteggendo fortemente dalla malattia grave o dalla probabilità di decesso. La riprova è che l’epidemia miete vittime perlopiù nelle aree a scarsa copertura vaccinale.
AME sottolinea l’importanza fondamentale di vaccinarsi per proteggersi e proteggere tutti i possibili contatti. La vaccinazione deve essere accompagnata dai classici provvedimenti di contenimento delle infezioni come il tracciamento, gli screening, i controlli sanitari, le eventuali misure di isolamento.
La vaccinazione è oggi il principale strumento per evitare contagi, ricoveri, paralisi del sistema sanitario che finiscono per colpire anche i portatori di altre malattie o chiunque abbia bisogno di cure per altre affezioni e per prevenire una paralisi socio-economica come già abbiamo vissuto.

Rosanna Supino e Benny Assael (a nome di tutto il Consiglio direttivo AME)

(3 dicembre 2021)