Ateneo Veneto, una targa
per la Memoria viva

Fondato nel 1812, l’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere e Arti è la più antica tra le istituzioni culturali attive oggi a Venezia. Uno spazio tra i più significativi in cui gli ebrei veneziani si sono distinti con interventi e contributi di qualità. “Nella seconda metà dell’Ottocento uno di loro sarà presidente dell’Ateneo, il dottor Giacinto Namias; poi Enrico Castelnuovo, Giacomo Luzzatti, Graziano Ravà, Alberto Treves De’ Bonfili, Giulio Cesare Sacerdoti e altri. La tradizione continuò nel Novecento e gran parte dei giovani intellettuali ebrei entrarono a far parte attiva dell’Istituto”, racconta Marina Niero in un saggio sull’argomento assai documentato. “Nel 1912 Angelo Sullam, nel 1921 Alberto Musatti, che sarà vice presidente e darà le dimissioni nel marzo del ’38, assieme a Raffaello Levi, Gualtiero Fries, Enrico Coen Cagli, Adolfo Errera, Giuseppe Luzzatto, Beppe Ravà, Amelia Fano, nel 1922 Angelo Fano e Gino Luzzatto. Senza contare – si legge ancora – quanti vi erano già presenti dagli anni precedenti come ad esempio Giuseppe Jona”.
Il saggio è incluso in un libretto dell’Ateneo Veneto per i 70 anni della promulgazione delle leggi razziste, fortemente voluto da Renato Jona sotto la presidenza di Alberto Semi: al suo interno spicca una lista con i nomi e cognomi di tutti i soci epurati nel ’38 in quanto ebrei. Un atto criminale compiuto nell’indifferenza di tanti.
Al loro ricordo si rivolge la targa commemorativa svelata stamane nell’aula magna dell’istituto durante una cerimonia che ha visto l’intervento del presidente della Comunità ebraica veneziana Dario Calimani e la presenza in sala dei due vicepresidenti Paolo Navarro Dina e Sandra Levis.
La Memoria, ha affermato Calimani commentando l’alto significato di questa iniziativa, “è una responsabilità della coscienza presente nei riguardi del passato, ma è anche impegno nei riguardi dell’oggi e del domani”. Una Memoria che ha senso e valore, ha poi aggiunto, “soltanto se si fa Memoria viva, se non la si esilia nei limiti ristretti di un’epoca, o di un rito, nell’effimero di una commemorazione”. Per Calimani essenziale diventa “imparare a riconoscerci nello sguardo dell’altro e nei suoi drammi e rinunciare all’indifferenza”. Una strada lunga e impervia ma l’unica percorribile, il suo messaggio, “se davvero si vuole recuperare una coscienza che sia degna di essere definita civile”. Questa targa, ha detto l’assessore comunale al Decoro urbano Francesca Zaccariotto svelando la targa insieme a Calimani, “rappresenta un ricordo, ma veicola comunque un messaggio di attualità, perché l’ostilità verso la diversità e l’indifferenza sono ancora attuali e presenti nella società”. Ospite d’onore dell’evento lo scrittore Antonio Scurati, che ha tenuto una lectio magistralis su “Mussolini fascista e populista”.

(5 dicembre 2021)