Contro l’odio, quali strumenti
“Una forma disumana per cui l’uomo si trasforma in qualcosa che in natura non dovrebbe essere”. Così Liliana Segre descrive in poche battute l’odio. Alla senatrice a vita, che è riuscita a sopravvivere alla sua forma più estrema e disumana, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) ha affidato l’apertura del convegno organizzato a Torino, nella cornice del Grattacielo Intesa Sanpaolo, intitolato “Le vittime dell’odio”. Un’occasione per raccontare il lavoro portato avanti in questi anni dall’Oscad e per dare voce alle realtà che, nella quotidianità, devono confrontarsi con violenza e discriminazione. Tra queste il mondo ebraico, come ha spiegato il presidente del Meis e della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni, tra i relatori del convegno.
A presentare il lavoro dell’Osservatorio è stato invece il suo presidente, il prefetto Vittorio Rizzi, vice capo della Polizia di Stato. Attivo da oltre undici anni, l’Oscad, ha evidenziato Rizzi, ha una importante funzione di preparazione e formazione per dodicimila operatori tra poliziotti e carabinieri. E, sul fronte dell’antisemitismo, da tempo collabora con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Rispetto al tema delle vittime dell’odio, il convegno, moderato da Elisabetta Mancini, primo dirigente della Polizia di Stato, si è sviluppato attorno a quattro panel: sull’omotransfobia, sull’odio razziale, sull’odio religioso e sull’odio per la disabilità.
A portare la propria testimonianza, Yael Rosenblum. Liutaia, costruttrice di violini dal 1999, vive a Torino dal 2019. Racconta che, poco prima della pandemia, mentre rientrava con il figlio piccolo addormentato in braccio, si è trovata incisa nel legno sulla porta di casa una svastica di 20 centimetri. Dopo questo evento, anche se le hanno sconsigliato di farlo, ha tolto la targhetta con il cognome, palesemente di origine ebraica. Ancora oggi passa e vede la svastica, che ha cercato di coprire e scurire ma che è sempre lì, grattata nel legno.
Una vicenda grave, ha sottolineato Dario Disegni nel suo intervento, ricordando come si inserisca in un trend di crescita degli episodi di antisemitismo, in particolare attraverso un impressionante dilagare di manifestazioni di odio che percorrono la rete.
Interrogativo al centro del panel, cosa fare per combattere l’antisemitismo? Indispensabile e urgente, si è evidenziato durante il convegno, fare ricorso a strumenti di carattere normativo, educativo e formativo così come a provvedimenti di autoregolamentazione da parte dei gestori dei diversi social network. L’antisemitismo è una cartina di tornasole del malessere della democrazia nella nostra società, ha sottolineato Disegni: conoscere, prevenire e contrastare sono quindi impegni ineludibili, da porre in essere innanzitutto da parte delle istituzioni, ma anche da tutte le diverse componenti della società, del sistema scolastico, delle confessioni religiose, delle associazioni culturali, delle forze politiche e sindacali.
Numerosi ospiti si sono alternati per raccontare le proprie esperienze. Tra questi Vladimir Luxuria, direttrice del Lovers Film Festival; Alessandro Battaglia, per molti anni guida del coordinamento Torino Pride LGBT; Ernesto Olivero, fondatore del Sermig; Ornella Obert, rappresentante delle Associazioni del Gruppo Abele; Giampiero Leo, portavoce del coordinamento interconfessionale “Noi siamo con voi”; Carlotta Gilli, atleta paralimpica delle fiamme Oro, vincitrice di 5 medaglie a Tokyo 2021; Giada Morandi, coordinatrice del servizio antiviolenza disabili del Comune di Torino.
Alle testimonianze degli ospiti si sono alternati gli interventi delle Forze dell’ordine, rappresentate da Mariantonia Secconi, Comandante della sezione atti persecutori – reparto analisi criminologiche dei Carabinieri; Francesca Capaldo, direttore della segreteria dell’Oscad; Raffaella Fontana, dirigente del commissariato Barriera Nizza di Torino; Andrea Corinaldesi, comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Torino e Paola Fuggetta, responsabile della sezione minori e vittime vulnerabili della Questura di Torino.
Il convegno si è concluso con un brano, interpretato da Eugenio Cesaro, dal titolo “Umano”.
Deborah Cesana