L’Ambrogino al Memoriale della Shoah“Un caposaldo del nostro presente”

“La Memoria non deve fermarsi mai; è questo il messaggio che vogliamo condividere con tutti coloro che hanno sete di coscienza civile e di quella lotta all’indifferenza che si ritrova nella scritta che incontriamo appena entriamo al Memoriale, che ci ricorda quale è il vero nemico da combattere sempre: l’indifferenza, per l’appunto”. È il messaggio di impegno del presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach, letto nelle scorse ore durante la cerimonia per la consegna degli Ambrogini d’oro al Teatro Dal Verme. Le parole di Jarach sono state infatti scelte per sottolineare il perché la città di Milano abbia deciso di conferire la massima onorificenza cittadina proprio al Memoriale. Un luogo, si ricorda nella motivazione, “capace di favorire il dialogo e aiutare nell’elaborazione di una memoria condivisa, caposaldo indispensabile per orientare il presente e costruire il futuro”. A consegnare a Jarach l’Ambrogino d’oro, il sindaco Beppe Sala, in una cerimonia tornata pienamente in presenza, dopo che l’edizione 2021 era stata segnata dalle restrizioni legate alla pandemia. “Con la pandemia è cambiata la storia della città e del pianeta, abbiamo sbandato e poi abbiamo risposto all’emergenza e la scienza ci ha dato una mano decisiva, grazie ai vaccini. Oggi possiamo dire che Milano si sta rialzando e che guardiamo con maggiore fiducia al futuro”, le parole del sindaco Sala. Parlando alla platea, il sindaco ha evidenziato come chi è stato premiato rappresenta “la punta più avanzata di una metropoli che sa cambiare rimanendo però fedele ai propri principi”.
Principi che il Memoriale della Shoah è impegnato da anni a trasmettere alle nuove generazioni. “L’Ambrogino d’oro è un riconoscimento che gratifica il nostro lavoro e un ulteriore stimolo affinché riparta a pieno l’attività di visite delle scuole, perché torni l’incentivo a varcare la soglia di questo edificio”, aveva sottolineato a Pagine Ebraiche Jarach. Il suo impegno così come quello instancabile della senatrice a vita Liliana Segre è rivolto al grande pubblico, affinché conosca e visiti il luogo da dove durante la Shoah partirono, nell’indifferenza della città, i treni della deportazione. “È fondamentale che si conosca. Per questo sono importanti le visite delle autorità, capi di Stato e di governo; per questo è importante il riconoscimento dell’Ambrogino”, sottolineava la stessa Segre a Pagine Ebraiche. Da quel luogo il 30 gennaio 1944 lei, allora tredicenne, fu deportata assieme al padre Alberto e ad altri 603 ebrei. “La Stazione Centrale era il posto dal quale partivamo per la montagna o per il mare. Quel giorno, invece, – la testimonianza della senatrice a vita – fummo caricati come merci e dai sotterranei spediti verso destinazione ignota”. Solo in ventidue tornarono dall’oblio. Liliana Segre fu tra questi, il padre invece morì ad Auschwitz. E il Memoriale serve a ricordare questa tragedia, a ricordare a Milano e non solo di come allora rimase indifferente di fronte al destino dei concittadini ebrei. Un’indifferenza, come ricordano le parole di Jarach, ancora oggi “nemico da combattere”.
dr