Racconti identitari tra segni e parole 

“Sono uno scrittore. Disegno perché l’essenza di uno scritto riuscito è la precisione e perché il disegno è un modo di espressione preciso”. Per il leggendario artista Saul Steinberg, per decenni illustratore del New Yorker, il disegno è la forma perfetta per raccontare la realtà, le sue suggestioni, il suo volto ironico e contraddittorio. Ma anche per costruire mondi immaginari e dare forma a esperimenti narrativi sempre diversi. Il suo segno e la sua storia sono protagonisti in questi mesi di una grande esposizione monografica a Milano, in Triennale, intitolata “Saul Steinberg. Milano – New York”. Un’occasione per scoprire la genialità di un personaggio dalle mille sfaccettature e dal tratto inconfondibile. E a proposito di disegno e scoperte, il noto illustratore israeliano Asaf Hanuka usa la sua matita per mettere a nudo la vita e i tormenti di uno degli scrittori italiani contemporanei più celebri: Roberto Saviano. Il suo Sono ancora vivo (Bao) fa scoprire al pubblico il Saviano privato. Tanto che lo scrittore ha dichiarato che il fumetto di Hanuka gli ha permesso di dare voce a quello che non sarebbe riuscito a dire in nessun altro modo.
Dal segno indelebile del leggendario Steinberg al tratto empatico di Hanuka, Pagine Ebraiche di dicembre, attualmente in distribuzione, dedica il dossier del mese – Graphic&Jews a cura di Ada Treves – a una riflessione a più voci sulla forza dei loro lavori, sul significato dell’immagine e la trasmissione di messaggi e stimoli al grande pubblico. Un fronte in cui l’ebraismo ha molto da dire.
Il giornale si apre però sulle sfide che attendono il nuovo Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e in particolare della sua Presidente, Noemi Di Segni, confermata per il secondo mandato. L’obiettivo è dare vita a una nuova stagione per l’ebraismo italiano, lavorando “per i singoli ebrei, per le Comunità, per Stato di Israele e per la società civile, che conta sul contributo ebraico per crescere e maturare”. In questo rinnovamento è coinvolta anche la scuola, al centro di un progetto specifico per combattere il pregiudizio. Si tratta delle Linee guida sul contrasto all’antisemitismo accolte dal ministero dell’Istruzione e presentate a Pagine Ebraiche da Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta all’antisemitismo. Sempre di futuro e di nuove sfide si parla inoltre in riferimento al lavoro per il 2022 della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia, con tanti progetti in cantiere.
L’intervista del mese è allo scrittore israeliano Etgar Keret e alla sua scelta in questo 2021 di stravolgere la propria vita, trasferendosi a Berlino. “È la prima volta che lascio Tel Aviv. Io e mio figlio avevamo bisogno di rompere con la quotidianità”, racconta, spiegando la scelta di spostarsi per un anno nella capitale tedesca. “Mi lascio alle spalle per un po’ l’affascinante balagan d’Israele”. Un paese che però di recente ha messo ordine ai propri conti, come si racconta nelle pagine di Eretz, approvando il Bilancio per il biennio 2021-2022. Un provvedimento che mancava da tre anni e ora ci sarà molto su cui lavorare, a partire dal caro vita, come ricorda nelle pagine di Economia Aviram Levy. In Orizzonti è il nuovo governo tedesco ad essere protagonista, con l’impegno dichiarato di sostenere la vita ebraica in Germania. Nelle stesse pagine, spazio anche all’avvio ufficiale del mandato del neoambasciatore d’Israele presso la Santa Sede Raphael Schutz, che tiene a sottolineare come con il Vaticano si possa collaborare su più campi. Tra cui la globale necessità di affrontare i cambiamenti climatici. Una priorità anche secondo 21 rabbini israeliani che, in occasione della Cop26, hanno pubblicato una lettera in cui definiscono la crisi climatica come una situazione di ‘piquach nèfesh’, ossia di pericolo di vita.
A proposito delle voci dei rabbini, nelle pagine di Cultura ebraica, rav Alberto Moshe Somekh parla del futuro delle Comunità attraverso una riflessione su Isacco Artom. L’appuntamento mensile invece con l’angolo del Midrash di rav Gianfranco Di Segni è dedicato alla Parashat Wayichi.
L’ascesa, tra mille ostacoli, in Banca d’Italia di Joe Nathan, figlio del celebre sindaco di Roma Ernesto, apre le pagine di Cultura. Si prosegue con un ampio approfondimento dedicato al cinema e curato da Daniela Gross: dalla serie The New Jew, in cui il comico israeliano Guri Alfi si lancia nell’esplorare il mondo ebraico americano, al film di animazione diretto da Erin Warin e Tahir Rana e dedicato alla breve vita dell’artista Charlotte Salomon; dall’inedito ritratto dell’ebraismo sefardita in Turchia proposto dalla serie The Club, alla trasposizione cinematografica de La novella degli scacchi di Stefan Zweig, firmata dal regista Philipp Stölzl.
A chiudere le pagine di Cultura, un libro che dà voce a un mondo spesso al centro delle cronache, ma in realtà poco conosciuto: quello degli insediamenti israeliani. Il volume si intitola Coloni ed è firmato dal giornalista Pietro Frenquellucci. Da Elon Moreh a nord a Kiryat Arba a sud, uomini e donne raccontano a Frenquellucci cosa li ha spinti a fare questa scelta di vita.
Contrasto al razzismo e solidarietà sono i temi al centro delle pagine sportive. A dare il buon esempio, il progetto di un istituto di Livorno: la scuola Bartolena ha infatti avviato con i suoi ragazzi, sostenuta dalla Comunità ebraica locale, un percorso formativo intitolato “Un calcio al razzismo e all’antisemitismo”. L’importanza di insegnare i giusti valori ai giovani emerge anche dall’ultimo libro di Paolo Berizzi, che indaga il significato di avere cattivi maestri. Nel suo È gradita la camicia nera (Rizzoli) il giornalista racconta come Verona e in particolare la sua curva calcistica sia diventata un laboratorio per l’estrema destra in Italia e non solo.