Dalla didattica alla sostenibilità, i percorsi della scuola del futuro
I rapidi cambiamenti della società in questi anni – accelerati dal periodo pandemico – hanno mostrato la necessità di un adeguamento altrettanto veloce da parte della scuola al nuovo contesto. “C’è stato un processo piuttosto chiaro e forte di rinnovamento, stimolato dallo Stato, ma soprattutto dai ragazzi e dalle loro famiglie. Rispondere a questa esigenza ha un costo in termini di risorse e competenze e su questo è stato e sarà ancora necessario lavorare per avere una didattica al passo coi tempi”. È la considerazione da cui Marco Camerini è partito per spiegare il lavoro svolto in questi anni alla Scuola ebraica di Torino, di cui è Coordinatore didattico uscente. Occasione per dare un quadro del lavoro svolto, l’incontro online promosso dall’associazione culturale Anavim che ha visto confrontarsi, assieme a Camerini, Mario Montalcini, fondatore di Brainscapital, e Claudia Segre, presidente della Global Thinking Foundation. Due gli interrogativi a fare da filo conduttore della serata, moderata da Arnaldo Levi: quali iniziative e progetti innovativi possono essere adottati dalle scuole ebraiche per aggiornare la propria didattica. E quali vie sviluppare per dare agli istituti il sostegno economico necessario.
Prima però Camerini ha sottolineato un dato: “La scuola ha bisogno di cambiare paradigma. Serve una didattica che renda giustizia delle necessità dei ragazzi di oggi per accompagnarli a realizzare il loro potenziale. Quella tradizionale è insufficiente, mentre è sempre più indispensabile l’attività laboratoriale, il coinvolgimento degli esperti, la costruzione di momenti informali e formali. Serve la strutturazione di una didattica su basi molto più articolate e complesse. E, soprattutto, la compresenza di tante competenze diverse”. Tutto questo, ha rilevato il direttore della Scuola ebraica di Torino, ha un costo in termini economici e di professionalità da impegnare, che le sole rette scolastiche non possono sostenere. A dare un possibile sostegno, la partecipazione a progetti esterni, che risponde peraltro all’esigenza di ampliare il programma didattico. In particolare, ha spiegato Camerini, “da noi l’idea è stata quella di considerare questi progetti, che vanno dalla sensibilizzazione contro il bullismo alla digitalizzazione, come parte integrante della didattica. Rendere lo straordinario ordinario: significa prendere le attività del curriculum ordinario e riunirle in un pacchetto progettuale più ampio, di cui fanno parte le iniziative specifiche”.
Partecipare e vincere i progetti proposti dai diversi enti non è un iter semplice, ma le opportunità sono molte. E producono effettivi positivi, ha proseguito Camerini, sul lavoro complessivo: la necessità di rendicontare per i singoli progetti, ad esempio, spinge ad analizzarne in modo chiaro i risultati e anche a individuare per il futuro dove innovare. Spesso però queste iniziative, ha aggiunto, sono aperte a istituti con 500 o più studenti. Oltre dunque ai 200 della realtà torinese. Da qui l’idea di costruire una rete – anche con il sostegno di realtà come l’Asset, l’associazione ex allievi della scuola ebraica di Torino – per poter partecipare anche a questi bandi con la presenza di più soggetti, che garantiscano il raggiungimento della soglia e permettano anche di diversificare le competenze.
Su come costruire una rete di sostegno alla scuola si è soffermato Montalcini. “C’è l necessità di muoversi su vari livelli. Ci sono ad esempio strumenti giuridici che ci permetterebbero di avere una forza contrattuale nei confronti dello Stato e delle fondazioni: ovvero istituire una sorta di contratto di rete tra tutte le scuole ebraiche italiane. Questo permetterebbe di costruire una task force allargata di persone che aiutino i vari istituti nel reperire e scrivere i progetti, rapportarsi con lo Stato. Una gestione dunque di tutto l’iter a livello di sistema, senza lasciare un’unica scuola da sola”. Tra i suggerimenti di Montalcini anche quello di lavorare su base locale, in particolare con il quartiere per evidenziare il valore aggiunto della scuola sul territorio.
Claudia Segre ha invece aperto il suo intervento portando l’esempio del lavoro fatto dalla Global Thinking Foundation. “Proprio la scorsa settimana abbiamo vinto con la scuola ebraica di Milano per la seconda volta in quattro anni un concorso nazionale che si chiama Che impresa ragazzi dove la Fondazione fa da tutor alla scuola ebraica di Milano. La cosa importante non è certamente il fatto del tutoraggio che noi abbiamo fatto e non è solo la grande energia della docenti coinvolte, ma il fatto che questi ragazzi, grazie anche al lavoro con la Ort, hanno un livello di competenze digitali molto superiore a quelli delle altre scuole in concorso. Quindi all’interno delle scuole ebraiche noi abbiamo un’eccellenza per quanto riguarda l’utilizzo del digitale. E questo è sicuramente un motivo di attrattiva”. La partecipazione dunque a questo tipo di progetti, come ricordava anche Camerini, ha ricadute positive che vanno oltre l’iniziativa stessa, che permette all’intero istituto di migliorare.