Tamponi e quarantene, l’Italia e la stretta sugli arrivi dall’Ue
Oltre alla preannunciata estensione dello stato d’emergenza fino a marzo, il governo ha varato anche nuove restrizioni per gli ingressi in Italia dai paesi Ue. In particolare, raccontano i quotidiani oggi dedicando l’apertura alla notizia, i non vaccinati dovranno rimanere in quarantena per cinque giorni, (10 in caso di provenienza extra Ue) oltre ad effettuare un test antigenico nelle 24 ore precedenti all’ingresso o molecolare nelle 48 ore precedenti. Il test rapido è obbligatorio anche per i vaccinati. Una restrizione non concordata con l’Ue, segnala il Corriere, che chiede a Roma chiarimenti: “Quando gli Stati membri introducono condizioni aggiuntive al green pass o rendono le condizioni più severe, la stretta deve essere giustificata sulla base della situazione reale. Le decisioni individuali degli Stati membri riducono la fiducia delle persone sul fatto che ci siano condizioni uguali ovunque in Europa”, il monito della vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova.
Neofascisti e no vax, l’inchiesta. Un piano occulto per dare vita a un nuovo organismo di matrice politico-eversiva, “che comprende ma non si esaurisce in Forza Nuova”, in cui si mettono insieme “un movimento storicamente organizzato e politicamente attivo, in grado di avere strutture, personale e risorse finanziarie, come appunto Forza Nuova”, e aggregazioni “politicamente molto meno o per niente orientate, come la galassia No Vax”. È quanto emerge, racconta oggi Repubblica, dalle inchieste di sei procure italiane, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo. In cima agli indagati, Roberto Fiore e Giuliano Castellino, “accusati di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale”.
Zaki non può lasciare l’Egitto. Non potrà tornare presto in Italia, Patrick Zaki. Lo studente egiziano dell’Università di Bologna, scarcerato dopo 22 mesi di detenzione, è stato infatti inserito in una black list, che gli impedisce di lasciare il Cairo fin quando il processo a suo carico non terminerà con l’assoluzione (Stampa e Corriere).
Israele e lo stop al petrolio emiratino. Troppo rischioso per l’ambiente, troppo pericoloso per la sicurezza nazionale. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Israele è pronta a depennare un recente accordo stipulato con gli Emirati Arabi Uniti legato al trasporto del greggio. Per il ministero dell’ambiente, guidato da Tamar Zanberg, l’arrivo delle petroliere ad Eilat – come previsto dall’intesa – costituirebbe un rischio troppo grosso per la barriera corallina davanti alla città del Mar Rosso. Secondo gli esperti di sicurezza, inoltre, l’intensificazione del traffico marittimo nell’area accrescerebbe il rischio di attacchi contro questi cargo da parte degli iraniani. “Una perdita di petrolio inquinerebbe gli impianti di desalinizzazione nel Mar Rosso che garantiscono le forniture di acqua potabile” a Israele, creando molti problemi all’intero paese. Da qui – assieme ad altre considerazioni – la decisione di fare un passo indietro. Scelta, segnala il Corriere, che avrà ricadute minime nel dialogo con lo sceicco degli Emirati Mohammed bin Zayed. Lo storico vertice ad Abu Dhabi con il Premier israeliano Bennett ha infatti rinsaldato i rapporti, come racconta oggi il Foglio che si sofferma sull’impatto degli Accordi di Abramo e di altre aperture avviate dai Paesi del Golfo. “Stiamo assistendo a un cambiamento irreversibile nella cultura e nella mentalità di milioni di persone in una delle aree più difficili del pianeta. – scrive il Foglio – Stiamo guardando un paesaggio nuovo fatto di relazioni fra paesi che fino a poco tempo fa nemmeno si parlavano. Sul breve periodo l’onda tellurica potrebbe diventare più grande di quanto, per ora, riusciamo a percepire”.
Riccardo Ehrman (1929-2021). È scomparso all’età di 92 anni Riccardo Ehrman, il corrispondente dell’Ansa che con la sua domanda fece crollare il Muro di Berlino (Corriere della Sera). “Da quando entrano in vigore le nuove norme?”, chiese Ehrman al portavoce del Politburo del Partito comunista della Germania Est, Günter Schabowski. Questi aveva appena annunciato la liberalizzazione dei viaggi all’estero per i cittadini della Ddr, ma non aveva specificato da quando. “Per quanto ne so, subito, immediatamente”, dichiarò Schabowski a Ehrman, innescando la caduta del Muro. A Pagine Ebraiche il giornalista, per i suoi 90 anni, aveva ricordato il significato di quell’episodio, così come aveva raccontato la sua vita segnata dalle leggi razziste del ’38. “Avevo 13 anni quando ai miei genitori, polacchi di nascita ma italiani d’adozione, fu tolta la cittadinanza. Fummo tutti arrestati e trasferiti con scorta armata nel Sud Italia. La nostra destinazione fu Ferramonti, in Calabria, in cui furono raccolti e costretti tanti apolidi come noi. Un’esperienza traumatica, anche perché ero solo un ragazzino”, ricorderà.
Daniel Reichel