Guido De Benedetti, un ricordo
Nel mezzo delle luci di Hanukkah si è spento a Genova Guido De Benedetti. Di famiglia torinese, da ragazzo aveva vissuto in diverse città dove il padre era direttore provinciale delle Poste. Tra queste Cuneo dove ancora in anni recenti la famiglia era ricordata con gran calore e simpatia.
Nel 1938 il padre, licenziato dalle “Regie Poste” a causa delle leggi razziste, si era riunito alla famiglia della moglie che viveva a Genova, condividendo con loro una serie di fughe drammatiche per sfuggire ai nazifascisti. Alla fine della guerra aveva seguito la scuola di Economia e Commercio che l’aveva portato a lavorare nel settore bancario. In questo campo si era occupato di innovazione tecnologica: aveva trascorso un periodo di formazione in America ed era stato incaricato di promuovere e diffondere uno strumento di pagamento a quei tempi innovativo: le prime carte di credito che apparivano sul mercato italiano. Attività che aveva svolto con grande impegno ed un buon successo. Amante della natura, si dedicava con passione a coltivare un piccolo orto sull’Appennino nell’entroterra genovese.
Ma la dote per cui è stato particolarmente apprezzato da tutti coloro che lo hanno conosciuto era la grande generosità del suo carattere: per anni si è dedicato come volontario all’assistenza dei malati e i loro parenti all’Ospedale Galliera di Genova. Anche al di fuori di questo generoso impegno era sempre disponibile ad offrire il suo aiuto a chiunque ne avesse bisogno. La Comunità ebraica di Genova lo ricorda anche per il rimarchevole contributo che ha dato con la sua bella voce allo svolgimento delle varie Funzioni nel Beth Haknesset cittadino. Aveva curato con attenzione e impegno l’acquisizione dal dottor Ezechia Mestre del niggun particolare del rito sefardita genovese, che aveva contribuito a mantenere vivo nella tradizione rituale della Comunità.
Lascia la moglie Gabriella Foà, due figlie e cinque nipoti e un gran rimpianto in tutta la Comunità che nel corso degli anni ne aveva apprezzato le doti di generosa disponibilità.
Roberto Jona