La posizione di Jorge Drexler

Jorge Drexler è un ebreo uruguagio che vinse il Premio Oscar nel 2005 per la miglior canzone originale con “Al otro lado del río” de “I diari della motocicletta”; il solo Oscar vinto dall’Uruguay. Poiché gli organizzatori della cerimonia decisero che non fosse abbastanza noto da cantare la sua canzone, anziché fare il breve discorso di prammatica, decise di cantarne un paio di strofe. Drexler aveva fatto diversi lavori, compreso quello di Hazan in una sinagoga. È otorinolaringoiatra, ma ha deciso di focalizzarsi sul campo musicale, con notevole successo. Nei recenti TED Talks ha detto di essere stato allevato in una casa in cui le tradizioni si vivono in modo armonioso. La famiglia paterna è ebraica e quella della madre è cristiana non praticante, il nonno ebreo si vestiva talvolta da Babbo Natale e il nonno non ebreo andava talvolta in sinagoga. Così stando le cose, soggiunse che “per chi è allevato così è doloroso vedere, in relazione al conflitto fra Israele e Palestina, la difficoltà delle due parti di porsi momentaneamente al posto dell’altra”.
Nel 2019, Drexler è stato in Israele, a Tel Aviv e Gerusalemme così come a Susyia “nell’area C della Cisgiordania” e a Hebron. È stato presso la scuola Yad Be Yad di Gerusalemme, frequentata da fanciulli ebrei e arabi; dal sito internet risulta che è finanziata da diverse entità e famiglie ebraiche. Di Tel Aviv ha detto che ospita una società incredibilmente avanzata, vibrante e dinamica, soprattutto per quanto riguarda le libertà d’intrapresa, opzioni sessuali e di generazione di idee. Della scuola di Susya ha riferito lo stato deplorevole. Ha detto del conflitto fra il suo ebraismo e il conflitto israelo-palestinese, ha detto che voleva suonare nella parte araba di Haifa e pure a Ramallah, ma non è stato possibile perché avendo suonato anche a Tel Aviv, non glielo avrebbero consentito a causa della pressione del BDS (Boycott, Divestment and Sanctions).
Drexler ha poi asserito che “punire un intero popolo per quello che fa una parte, anche se è una parte importante della loro società, non mi è mai sembrato giusto. Punire chi costruisce ponti mi sembra suicida quanto gli insediamenti, mi sembra che vadano nella stessa direzione, non mi sembra che guardino al futuro.
La mia amica, la cantante israeliana Noah, è stata boicottata dal BDS e allo stesso tempo è stata molto abusata qui, in Israele, dove è vista come una persona bellicosa; Noah, la persona più dolce che conosca… E canterà a Madrid dopo essere stata maltrattata per strada qui, in Israele, per essere “di sinistra”, in teoria, e il BDS sta tenendo una manifestazione contro di lei davanti alla porta del concerto?
Forse la cosa più ridicola, in cui ho già perso il rispetto per il BDS, è stata quando l’organizzazione israeliana Breaking the Silence è andata a lanciare il Libro Nero dell’occupazione a Madrid e hanno boicottato la presentazione. Me ne ha parlato il cofondatore dell’organizzazione, Yehuda Shaul, e io mi sono detto: ‘Beh, è così’: non riesco a instaurare un dialogo con chi non riesce a vedere la figura di Yehuda Shaul e Breaking the Silence; se non riesci a vedere quelle sfumature, non ho un dialogo con te”.
Non mi importa molto decidere se Drexler non ha ragione, oppure se ha ragione o ne ha poca; m’interessa, per l’intanto, prendere atto che non odia nessuno, ed essendo abituato ad altro, vedo che, per ora, la mancanza di livore mi dà la sensazione di chi mette piede in un’area sconosciuta/inconsueta. Intanto, non mi sembra che Drexler si preoccupi delle reazioni alle sue parole sul piano economico: non ero abituato. Non sarà la fine del periplo, ma è un inizio.

Emanuele Calò, giurista