Ticketless – Rileggere Chiaromonte
Molti anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, un grande giornalista Ugo Stille (Mickail Kamenetzky), di origine russa, esule per larga parte della vita, commemorando Nicola Chiaromonte fece appello a due versetti della Commedia nei quali si compendia per così dire una ritualità che coinvolse tanti ebrei dantofili: «Facesti come quei che va di notte/ che porta il lume a sé non giova/ ma dopo sé fa le persone dotte» (Purgatorio, XXII, 67-69). Non vedo come si possa finire meglio l’anno dantesco.
Il Meridiano dedicato a Chiaromonte appena pubblicato è però un dono prezioso, per altre ragioni: si tratta di un omaggio a un grande dimenticato. Da Svevo, come Montale in Ossi di seppia, Chiaromonte ereditò il timore per gli “ordegni universali” capaci di rendere priva di senso l’idea di libertà. “Credere e non credere” è un suo libro di straordinaria attualità. Come Montale ebbe muse ebree, a partire da Irma Brandeis e dalle sue prime mogli Annie Pohl e Miriam Rosenthal. “Tolta la cerchia di ammiratori – scrive Raffaele Manica eccellente curatore – la figura di Chiaromonte è in Italia quasi sconosciuta”. L’isolamento deriva dal fatto che portando il lume della ragione dietro di sé non giovò a se stesso, ma rende noi che lo rileggiamo più dotti.
Alberto Cavaglion