Gli Usa e il campo segreto per nazisti, la pellicola che punta agli Oscar

“All’inizio la storia sembrava così bizzarra e irreale che riuscivamo a malapena a crederci: un campo segreto per nazisti vicino a Washington DC, gestito da rifugiati ebrei. Ci è voluto un po’ di tempo per capire che non era una storia immaginaria, ma realmente accaduta”. È la vicenda che i registi israeliani Daniel Sivan e Mor Loushy raccontano nel loro cortometraggio “Camp Confidential: America’s Secret Nazis”. La pellicola, disponibile su Netflix, è entrata in queste ore nella shortlist (assieme ad altri quattordici film) dei cortometraggi candidati all’Oscar nella categoria documentari brevi. Mischiando animazione, materiale d’archivio e interviste, Sivan e Loushy ripercorrono la storia di Arno Mayer e Peter Weiss, rifugiati ebrei dall’Europa negli Usa a cui l’esercito americano affidò di controllare decine di scienziati nazisti catturati dagli Alleati. I due, loro malgrado, fecero parte di Paperclip, l’operazione segreta con cui gli Usa reclutarono migliaia di scienziati di Hitler. “Quasi tutti eravamo rifugiati dai nazisti”, racconta Weiss nel film, parlando del gruppo di ebrei a cui era stata affidata la gestione del campo. “Avremmo preferito trattarli come i criminali di guerra che erano. Nell’esercito, però, puoi solo seguire gli ordini. Ho cercato di sopprimere la mia rabbia”. Dolorosamente Weiss, unico superstite assieme a Mayer di quella strana missione avviata nel corso della guerra, spiega che non era “pienamente consapevole dell’enormità di ciò che era accaduto sotto il regime nazista”. Per poi aggiungere: “Mio nonno, zio, zia, cugino, altri parenti sono tutti morti nella Shoah, come tanti altri”.
L’esperienza di Mayer, Weiss e altri ebrei parte dell’operazione fu simile. Appena sbarcati dall’Europa, alcuni di loro, come dice Mayer, erano pronti “a pestare i tedeschi”, così si arruolarono nell’esercito americano. Alcuni, che parlavano correntemente il tedesco (nel film, Weiss ricorda di aver dimostrato la sua conoscenza citando Goethe), salirono su un autobus con i finestrini sbarrati e si diressero a sud di Washington, senza sapere cosa gli aspettasse. Arrivarono in un campo remoto chiamato P.O. Box 1142, e furono scioccati nel vedere una piscina, campi da tennis e altri servizi che erano più simili “a un country club” che “a un sito militare”. Furono portati dei nazisti catturati. Mayer, Weiss e i loro compagni appresero in quel momento che il loro compito era di raccogliere informazioni da questi scienziati. In particolare, informazioni sui razzi tedeschi V-2, che i nazisti avevano usato per radere al suolo Londra.
“Erano tutti scioccati”, ha raccontato Loushy al Times of Israel. “Non capivano. Erano così pronti ad andare a combattere in Europa, ad essere davvero attivi per salvare le loro famiglie”. E invece si ritrovarono “nel campo… a giocare a ping-pong con i nazisti”. A un certo punto i vertici del campo crearono una nuova posizione per Mayer – ufficiale del morale – e gli chiesero di rendere la vita piacevole per i prigionieri, sperando che questo li avrebbe spinti a collaborare. Diede ai detenuti giornali da leggere, whisky da sorseggiare e numerosi giochi da fare, tra cui nuoto, tennis, ping-pong e scacchi. “Questa storia implicava così tanta assurdità, dolore e due pesi e due misure da parte degli Stati Uniti, che abbiamo sentito che questa storia doveva essere raccontata, e portata all’attenzione di un vasto pubblico. – hanno spiegato i registi – questa parte nascosta della storia non poteva rimanere sepolta, conosciuta solo dagli appassionati di storia. Credevamo che dovesse essere conosciuta da tutti e naturalmente Netflix era il miglior palcoscenico che potessimo sognare”.