I Rothschild e il sionismo

Rothschild. Il nome evoca grandi ricchezze collegate alla famiglia. La storia è nota e non vale la pena di ripeterla qui. Ciò che invece è meno noto è che nel quadro di una diversificazione o forse per un autentico e specifico interesse, la famiglia sviluppò anche un’importante attività fondiaria
nel sud ovest della Francia. L’area di Bordeaux e di Tolosa, ai piedi della catena pirenaica è una zona di eccellenza nella produzione vitivinicola. I famosi distillati di vino “Cognac” e “Armagnac” sono originari di quest’area che gode di un clima temperato dalla presenza di due mari (Oceano Atlantico e Mediterraneo), ma anche dallo stimolante contrasto con l’aria proveniente dai Pirenei. In questa zona, la produzione vitivinicola ha caratteri totalmente diversi (ma di assoluto pregio) rispetto a un’altra area classica della produzione enologica francese, quella della valle del Reno e dei suoi affluenti. Non è ben chiaro se la viticoltura sia stato solo un “divertissement” o una diversificazione economica, però è evidente che non ha mai raggiunto, dal punto di vista industriale, l’importanza dell’altra branca economica della famiglia, l’attività bancaria.
È interessante però, ripercorrendo l’interesse per l’enologia dei Rothschild, scoprire come questa branca di attività, che forse non è errato definire ludica, si sia incrociata e innestata su due rilevanti interessi della famiglia, la filantropia e il sionismo.
Tra la fine dell’ ‘800 e gli inizi del’ 900 mentre il movimento sionistico (e pre-sionistico) muoveva i primi passi nella Palestina ottomana, piccoli, ma significativi gruppi di ebrei in fuga dalle persecuzioni dell’est europeo si rifugiavano nella leggendaria Terra Promessa. Ma abituati ad un clima diverso, ad attività totalmente differenti (piccolo commercio e artigianato, oltre che studi talmudici) stentavano a sopravvivere. Il barone Edmond James De Rothschild (a cui è intitolata la città di Zichron Ya’akov = Ricordo di Giacobbe, traduzione ebraica di James) intervenne generosamente e con grande intelligenza: non fornì soltanto soldi in abbondanza (peraltro indispensabili), ma inviò anche giardinieri e tecnici agricoli che istradarono le attività di questa nascente popolazione. L’esperienza acquisita nel sud ovest della Francia fu ovviamente fonte di ispirazione per questi tecnici che orientarono gli ebrei di Palestina verso la produzione di viti e vino presenti ancora oggi: sulle pendici meridionali del Monte Carmelo, insegnando a coltivare la vite. Nel villaggio (e a Rishon Le-Zion) furono installati impianti enologici che portarono alla costituzione delle cantine “Carmel” attive ancora oggi. Tipico della lungimiranza della famiglia, fu l’ importante sostegno tecnico e finanziario fornito alla scuola agraria Mikwé Israel. Ma l’intervento dei Rothschild nella vecchia Palestina fu anche politico. Il Movimento Sionistico muoveva i primi passi: dalla “folle” idea di Herzl di creare uno Stato Ebraico, verso la concreta implementazione dello stesso si è sviluppata la storia del Sionismo.
L’importanza del contributo della famiglia Rothschild allo sviluppo del Sionismo è certificato da un dettaglio insolito, ma inequivocabilmente indicativo, in una dichiarazione politica di un governo. Quando la Gran Bretagna decise di appoggiare il ritorno a Sion del Popolo Ebraico certificò questo suo indirizzo politico rivolgendo al “Dear Mr. Rothschild” la famosa dichiarazione Balfour. Con tutto quello che ne è conseguito. 
Oggi le attività della famiglia si svolgono, senza clamore, ma con continuità ed efficacia lungo le vie tracciate dagli antenati: banche, vigneti e filantropia.

Roberto Jona, agronomo