Alla scoperta dell’America ebraica

Qualche anno fa Guri Alfi, uno dei comici più popolari della televisione israeliana, con la famiglia si è trasferito negli Stati Uniti. E come tanti israeliani all’estero si è trovato nel pieno di una crisi di identità. Cosa significa essere ebreo fuori da Israele? Cos’hanno in comune un sabra e un ebreo americano? E possono imparare gli uni dagli altri? La risposta è una docuserie in quattro puntate intitolata The New Jew (Il nuovo ebreo) che conduce Alfi in uno spassoso viaggio nella diaspora statunitense. Obiettivo, sfatare i luoghi comuni e illuminare con il sorriso la delicata trama delle relazioni fra gli ebrei dei due paesi.
Presentato al recente e-Summit dell’ebraismo europeo, il documentario – realizzato dalla Ruderman Family Foundation in collaborazione fra gli altri con Nawi Pro, Kan, Gesher multicultural foundation e l’Agenzia ebraica – ha di recente debuttato sul canale della tv pubblica israeliana Kan 11 ed è ora in tour accompagnato dai suoi protagonisti. Il riscontro di critica e di pubblico è stato finora più che positivo, a conferma che l’interesse sul tema è forte. Nata per incoraggiare una discussione pubblica sul rapporto fra Israele e gli Stati Uniti, mai in crisi come negli ultimi anni, la serie si propone innanzitutto di colmare un vuoto di conoscenze. “Se c’è qualcosa che mi è chiaro dall’esperienza di lavorare ad avvicinare Israele e la comunità ebraica negli Stati Uniti – spiega il presidente della fondazione Jay Ruderman – è che troppi israeliani non sono consapevoli della storia, delle sfide e della diversità degli ebrei americani”.
A contribuire un mix di stereotipi che tendono a relegare il mondo ebraico americano a un ruolo minore. “Lavorare su questa serie è un’esperienza che mi ha cambiato”, conferma Alfi. “Come molti israeliani cresciuti nel concetto di negazione della diaspora sono sempre stato condiscendente nei confronti dell’ebraismo americano. In questo viaggio ho realizzato invece quanto sono ignorante del mio retaggio e della mia cultura ebraica”. È l’esperienza di ritrovarsi d’un tratto minoranza a schiudere la porta alla curiosità. “Ho sempre dato il mio ebraismo per scontato e mi hanno impressionato la passione, l’intenzionalità e l’orgoglio dei miei interlocutori rispetto al loro ebraismo”. A restituire allo spettatore lo stesso senso di scoperta è la cifra di questo viaggio americano che dalle storiche sinagoghe di New York si spinge fino alle nevi del Colorado offrendo uno sguardo esilarante sulla mentalità israeliana. Accompagnato da Moshe Samuels, israeliano, a lungo rappresentante dell’Agenzia ebraica negli Stati Uniti, l’attore incontra figure note e sconosciuti e senza sottrarsi alle questioni più complesse – in primis il rapporto fra ebraismo ortodosso, conservative e reform – esplora la vita ebraica americana nel variegato e spesso sorprendente tessuto della sua quotidianità.
È il racconto di un mondo nuovo non solo agli occhi del protagonista, come ha spiegato Moshe Samuels all’incontro promosso dall’e-Summit dell’ebraismo europeo. “Quello americano è un ebreo nuovo rispetto all’Europa. Si tende di solito a considerare tale l’ebreo israeliano, dimenticando però che fra Ottocento e Novecento l’emigrazione ebraica si dirige verso due poli – Israele e l’America, dove intorno al 1880 approdano due milioni 800mila ebrei”.
Il raggiungimento di una piena integrazione e l’accettazione da parte della società americana finiscono per riflettersi sulla loro identità, sostiene Samuels.
“In nessun’altra comunità come gli Stati Uniti l’essere ebreo contiene un elemento di scelta. In Israele l’ebraismo è maggioranza ed è legato alla legge e alle regole, in Europa uno dei fattori determinanti è stato l’antisemitismo. In America è una decisione”.
In chiave semiseria The New Jew, che nella prossima stagione si sposterà in Europa, rilancia così questioni di peso. Cosa significa essere ebrei? Siamo ancora un unico popolo? E 75 anni dopo la fondazione dello Stato d’Israele, in questo nostro mondo sempre più globale, siamo pronti a ragionare sulla nostra identità?

Daniela Gross, Pagine Ebraiche Dicembre 2021