Imparare a fare i conti
con la realtà

Insegnante a scuola e allievi in quarantena; insegnante in quarantena e allievi a scuola; insegnante e allievi in quarantena, insegnante e maggior parte degli allievi a scuola ma qualcuno presente a distanza; a volte mi domando se noi ebrei abituati alle discussioni halakhiche e a tutte le sottili disquisizioni e distinzioni non siamo un po’ avvantaggiati quando si tratta di gestire la complicata casistica relativa alla pandemia in un contesto più complesso del lockdown generalizzato degli anni scorsi: è accettabile interrogare qualcuno in presenza e qualcun altro a distanza? Si possono valutare i lavori fatti a distanza come se fossero temi svolti in classe? Che fare se di colpo tutta la classe si ritrova in quarantena? Quante ore deve aver trascorso un insegnante in una classe per finire a sua volta in quarantena? Casistica che diventa ancora più complicata man mano che si avvicina la fine del quadrimestre: distinzione tra scritto e orale come da tradizione o voto unico? E se si sceglie la distinzione come garantire almeno due voti scritti e due orali per tutti gli alunni di tutte le classi?
Ammetto che è esagerato dire che noi ebrei siamo avvantaggiati in questi ragionamenti, ma forse è vero che siamo un pochino più abituati. Così come siamo abituati all’idea che non sempre si può fare quello che si vorrebbe o dovrebbe: se piove non si va in sukkà, se si sta male non si digiuna, ecc. E i millenni trascorsi vivendo come minoranza in condizioni spesso difficili e in mezzo a maggioranze spesso ostili hanno aumentato l’abitudine alle rinunce e alla ricerca di soluzioni alternative: se il vino rosso nel seder rischia di attirare terribili accuse si può usare quello bianco, se non si può costruire un bet hakeneset grande e visibile dall’esterno ci si accontenta di una sala in un edificio apparentemente anonimo.
Ho notato che l’abitudine a fare i conti con la realtà e ad accontentarsi di un minimo indispensabile per uscire d’obbligo non è universalmente diffusa, e certamente non lo è nel mondo della scuola: molti insegnanti di fronte a decisioni prese per necessità e mancanza di alternative praticabili sono pronti a lanciare accuse di faciloneria, lassismo, voti regalati, ecc. Non so se alla fine questa pandemia insegnerà a tutti noi a fare un po’ di più i conti con la realtà; sarebbe bello se almeno insegnasse un po’ più di rispetto per chi è costretto a farli.

Anna Segre