Nel mondo di Charlotte
Dopo il magnifico Where is Anne Frank di Ari Folman un altro film torna agli anni bui della seconda guerra mondiale e ricostruisce in chiave di animazione il tempo delle persecuzioni antiebraiche. Intitolato con semplicità Charlotte, ricostruisce gli ultimi dieci anni della tormentata vita dell’artista tedesca Charlotte Salomon uccisa ad Auschwitz a 26 anni, incinta di cinque mesi.
A differenza del lavoro dedicato a Anna Frank, questo non è un film pensato per un pubblico di bambini o ragazzi ma con il mezzo dell’animazione illumina i nodi più drammatici della vita di Charlotte – il suicidio della madre e della nonna, la fuga in Francia dopo la Kristallnacht e il febbrile periodo creativo in cui sente la fine avvicinarsi e crea il suo capolavoro autobiografico Vita? O Teatro? il cui manoscritto affida a un amico prima di essere deportata.
Diretto da Erin Warin e Tahir Rana, il film ricrea il mondo di Charlotte Salomon intrecciando al filo dell’autobiografia i suoi intensi dipinti che sullo schermo prendono vita e svelano nuove prospettive. La accompagniamo così negli anni dell’adolescenza, mentre cresce in un ambiente agiato presto minacciato dall’ascesa nazista. Dopo una breve puntata in Italia, la vediamo lottare contro il razzismo dell’Accademia di belle arti dov’è l’ultima studentessa ebrea.
Da Berlino al sud della Francia, dove alla fine del 1938 si rifugia dai nonni materni vicino a Nizza. Qui fra il 1940 e il 1942 dipinge oltre mille tempere dai colori luminosi e intensi, in cui l’influsso dell’espressionismo tedesco si fonde con una vena poetica e riferimenti al mondo ebraico. Quasi un migliaio di queste tempere, realizzate su piccoli fogli, andranno a comporre, insieme a fogli manoscritti, il romanzo della sua vita.
Definito dallo scrittore Jonathan Safran Foer “forse il più grande libro del ventesimo secolo”, il capolavoro di Charlotte Salomon da molti considerato un precursore della graphic novel è stato oggetto di numerose mostre ed è ora esposto all’Amsterdam Jewish Historical Museum.
Il film lo racconta in scenari pieni di colore, luce e bellezza che contrastano con il buio dell’odio e della violenza che troppo presto inghiottono la giovane donna. In chiusura, stralci di un’intervista al padre di Charlotte Salomon e alla sua seconda moglie che riflettono sulla straordinaria fama postuma della giovane donna a cui negli anni sono stati dedicati molti lavori artistici.
Alla domanda se Charlotte fosse comunque destinata a morire giovane, il padre Albert risponde con la fermezza di chi diffida dai luoghi comuni: “Assolutamente no”. Charlotte Salomon, questo il messaggio, è morta per mano di uomini e non per un cupo gioco del destino.
A dare voce ai personaggi un cast di prestigio. Nella versione inglese, Charlotte è interpretata da Keira Knightley. In quella francese, il ruolo è invece affidato a Marion Cotillard. “Credo che il film parlerà alle donne giovani e creative”, spiega la produttrice Julia Rosenberg. “È una storia di guerra e di rifugiati, ma è la biografia di un’artista trascurata. Ha inventato il graphic memoir, ha giocato con l’autofiction e usato tutti gli strumenti concettuali che oggi sono ampiamente usati. È una dei grandi artisti del ventesimo secolo”.
dg, Pagine Ebraiche Dicembre 2021