“Sono una mano che disegna”

Prendete un sacchetto di carta, uno normalissimo, di quelli di carta marrone in cui di solito comprate il pane. 
Disegnateci sopra una faccia.
Mettetevelo in testa.
Non è una maschera perfetta? 
La pensava così anche Saul Steinberg, l’artista a cui è dedicata una grande mostra a Milano. Aperta fino a metà marzo e intitolata “Saul Steinberg Milano New York”, raccoglie disegni a matita, a penna, a pastello; opere realizzate con timbri e ad acquerello, maschere di carta, oggetti/sculture, stoffe, collages… un artista dalle tante sfaccettature, che però di se stesso diceva: “Io sono una mano che disegna”.
Nato in Romania nel 1914, dopo aver studiato a Bucarest, si è trasferito a Milano, dove si è laureato in architettura e ha iniziato la carriera di vignettista. Espulso nel 1941 dall’Italia per motivi razziali, Steinberg raggiunge nel 1942 gli Stati Uniti, e ne assume la nazionalità.
Il suo primo successo, “All in line”, è del 1945. Tanti altri seguiranno. Nel 2000 esce “Masquerade”, che racconta una storia iniziata molti anni prima. Nel 1958 la fotografa austriaca Inge Morath si recò a casa di Steinberg, a New York, per realizzare un ritratto dell’artista, che la accolse indossando una delle sue maschere di cartone. Nacquero così, in maniera del tutto casuale i primi scatti. I due collaborarono per sette anni a ritratti fotografici in cui i soggetti posavano con le maschere di Steinberg.

Ada Treves @ada3ves