Erdogan e l’incontro con i rabbini
“Un segnale non scontato”

Dopo anni ad altissima tensione le relazioni tra Turchia e Israele sembrano avviate a una possibile svolta. Lo dimostrerebbero, anche se il percorso resta lastricato di insidie, le dichiarazioni distensive che hanno caratterizzato i recenti colloqui telefonici tra il leader turco Erdogan e il presidente israeliano Herzog prima e il premier Bennett poi. Tra le ipotesi in campo quella di riaprire, da parte di entrambi i governi, un ufficio di rappresentanza diplomatica chiuso dai tempi della Mavi Marmara.
Un altro segnale è arrivato la scorsa settimana con la decisione, presa un po’ a sorpresa da Erdogan, di incontrare una delegazione di membri dell’Alleanza dei rabbini nei Paesi islamici riuniti ad Istanbul per concertare alcune strategie comuni in materia di offerta di servizi rituali, casherut, progetti educativi.
“Una mossa inaspettata, nessuno ne sapeva niente. Eravamo riuniti per parlare di tutt’altro genere di cose quando alle 11 di mattina ci è arrivata la notizia di questa richiesta di incontro. L’assemblea ha scelto di accoglierla positivamente” racconta a Pagine Ebraiche rav Avraham Dayan, rabbino capo di Livorno, che in quel consesso rappresentava la comunità di Alessandria d’Egitto di cui è stato per anni il rabbino. Una realtà oggi risicata nei numeri ma tra le più gloriose, per storia e tradizione, dell’intero mondo arabo.
“Alle 14 – prosegue il rav – eravamo già sull’aereo che ci avrebbe portati ad Ankara, dove Erdogan ci attendeva al palazzo del governo. È stato un incontro interessante, con parole non scontate su questioni come contrasto all’antisemitismo e a ogni altra forma di intolleranza religiosa a partire dall’islamofobia. Erdogan ha definito la Shoah un crimine contro l’umanità, auspicando una maggiore conoscenza di questi fatti nelle scuole. Si è soffermato inoltre sullo stato delle relazioni con Israele, esprimendo la speranza di un ulteriore miglioramento in vari contesti e settori. Anche, ha affermato, nell’ottica di una maggiore stabilità regionale”. Su questi temi, sottolinea rav Dayan, “forte è stato l’apprezzamento dei rabbini presenti”.
Ad essere rappresentate le istanze di un mondo variegato e che copre un’area sia geograficamente che culturalmente ampia. “Si va dalla Turchia stessa all’Iran, dalle ex Repubbliche sovietiche all’Africa”, conferma il rav. “L’Alleanza si occupa di fornire un vasto spettro di servizi: aiuti finanziari, libri, prodotti casher e molto altro ancora. In Turchia la sfida è quella di sostenere una vita ebraica che si è fatta meno intensa, in apparenza più blanda rispetto a un passato in cui era senz’altro più vibrante”. Nell’occasione, riferisce, è stata strappata anche la promessa di un impegno personale per sostenere la costruzione di una sinagoga nell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord.
Tra i partecipanti anche Berel Lazar, il rabbino capo di Russia nato e formatosi a Milano.
(27 dicembre 2021)