“Nucleare, potenze mondiali
troppo deboli con l’Iran”

Israele non esclude l’ipotesi di intervenire militarmente contro l’Iran anche nel caso in cui il negoziato di Vienna sul nucleare, di cui un nuovo round è ripreso nelle scorse ore, si concluda con un accordo con il regime di Teheran. È quanto ha specificato il Primo ministro Naftali Bennett in una intervista con la radio militare. Israele, le sue parole, “manterrà sempre il suo diritto ad agire e difendersi”. Dal premier è arrivata però anche una parziale apertura, una disponibilità ad accettare l’esito del tavolo diplomatico nel caso in cui si arrivasse a “un buon accordo”, a tutela quindi dell’incolumità dello Stato ebraico e della stabilità regionale. Possibilità che comunque al momento non sarebbe nell’aria. Per ottenere questo risultato i leader mondiali, sostiene Bennett, avrebbero infatti bisogno “di un approccio molto più incisivo: l’Iran ha carte deboli tra le proprie mani, ma gli viene concessa una posizione di forza”.
Non l’unica voce istituzionale a far sentire la propria voce. L’Iran, la posizione del ministro degli Esteri Yair Lapid, “sta sistematicamente ingannando il mondo: tutto ciò che interessa all’Iran è la revoca delle sanzioni, per permettere a miliardi di dollari di arrivare nel loro programma nucleare, a Hezbollah, Siria e Iraq e alla rete terroristica che hanno dispiegato globalmente”.
Appena pochi giorni fa il Capo dello Stato Isaac Herzog, intervenendo durante la cerimonia per i diplomati dell’aeronautica militare, aveva affermato: “L’Iran è una bomba a orologeria che minaccia Israele e tutto il Medio Oriente”. Da Herzog era arrivato un invito a tutta la comunità internazionale “a non farsi sviare e a non sottovalutare la gravità della minaccia”. Una minaccia, il suo messaggio, da neutralizzare “una volta per tutte: con o senza un accordo”. 

(Nell’immagine l’incontro ad agosto tra Naftali Bennett e Joe Biden)