Coscienza civica

In Russia è stata sciolta l’Associazione internazionale Memorial. È un fatto gravissimo, che fa seguito ad anni di persecuzioni, con cui il regime di Putin ha voluto annientare la riflessione sul totalitarismo comunista e la lotta per i diritti umani.
Memorial è nata nel 1989 ad opera di alcuni importanti dissidenti, fra cui il premio Nobel Andrej Sacharov. Ecco come uno dei suoi fondatori, Arsenij Roginskij, suo presidente mancato prematuramente nel 2017, rifletteva sul confronto fra la memoria della Shoah in Occidente e quella dello stalinismo all’Est, un tema che gli era caro come russo e come ebreo:
“Dopo il 1945, in Europa occidentale la riflessione sulla catastrofe del nazismo e della guerra ha fatto sì che i valori della democrazia, della libertà e dei diritti dell’uomo diventassero la base del viver sociale. Da noi non è avvenuto niente di simile. La catastrofe del Terrore, che è stato per la società un trauma per molti versi simile non è stata mai stata rielaborata, nemmeno dopo il crollo del regime sovietico. Il risultato è che la memoria storica della Russia è frammentaria, lacunosa e contraddittoria. A complicar di più le cose, c’è il fatto che lo Stato criminale del Grande Terrore è lo stesso che riuscì a sconfiggere il Male assoluto hitleriano, e la vittoria sul nazismo costituisce tuttora il principale motivo d’orgoglio nazionale dei russi. La memoria della guerra, che con Putin ha ritrovato un ruolo centrale ha finito per marginalizzare la memoria delle repressioni, riducendola a una semplice memoria delle vittime, da onorare, certo, ma nulla di più. La fragilità della memoria storica rende debole in Russia la coscienza civica, che ai tempi dell’Urss, con l’ausilio del terrore, era stata annientata: l’uomo comune trema davanti allo Stato, onnisciente e onnipotente, e non può certo avere un sentimento di responsabilità per quel che succede nel paese. Assumersi la responsabilità per il passato è quindi per noi il primo passo per costruire una coscienza civica”.

Anna Foa, storica