Il ritorno a scuola
La discussione su un eventuale spostamento del ritorno in classe di milioni di studenti è al centro del dibattito politico e delle analisi dei quotidiani odierni. Per il momento, il governo non vuole posticipare il rientro fissato tra il 7 e il 10 gennaio. Di diversa opinione, alcuni presidenti di regione tra cui Luca Zaia. Il governatore del Veneto intervistato dal Corriere dichiara: “nessuno fa il tifo per la chiusura, ma se il quadro peggiora riaprire a febbraio non sarebbe una tragedia”. Il suo suggerimento al governo è inoltre “di valutare l’introduzione dell’automonitoraggio a scuola, a partire dal primo giorno di rientro e fino alla fine dell’emergenza, come già fanno Israele e Gran Bretagna”. Per farlo, aggiunge, si dovrebbero distribuire i test fai da te ai ragazzi in modo che “si controllino da soli”.
In Europa c’è chi come la Francia pensa di seguire l’esempio di Israele e avviare presto la somministrazione della quarta dose (Stampa). Intanto le autorità di Gerusalemme hanno aperto le proprie frontiere ai paesi nella lista arancione, tra cui l’Italia: come racconta Avvenire, dal 9 gennaio sarà quindi possibile per molti stranieri recarsi in Israele. Sempre se hanno ricevuto tre vaccini, o due entro 6 mesi. L’obiettivo è dare respiro al settore del turismo, come scrive anche Milano Finanza, facendo un quadro della situazione israeliana dove, sul fronte pandemico, si lavora a gestire i casi più gravi anche con l’uso della pillola anti-Covid della Pfizer Paxlovid, approvata dalla Fda la scorsa settimana.
Minaccia iraniana. Il quotidiano israeliano Jerusalem Post ha subito ieri un attacco informatico. Degli hacker hanno diffuso nell’home page del sito un’immagine raffigurante un missile balistico lanciato su quello che sembrerebbe essere un impianto nucleare israeliano. L’hackeraggio, ricorda Libero, è avvenuto nel secondo anniversario dell’eliminazione del generale iraniano Qassem Soleimani, ucciso da un drone statunitense in Iraq nel 2020. “Gli occhi su Dimona”, titola il Foglio, spiegando che l’obiettivo del regime iraniano è colpire l’impianto nucleare israeliano.
Difendere Israele, anche l’Onu. “Per noi, colpire lo status di Israele sulla scena internazionale, incoraggia i nostri nemici e porta a un incremento del casi di antisemitismo nel mondo. Spero che l’Italia aiuti a cambiare questa assurda situazione all’Onu, e sono incoraggiato dalle molte voci nel Parlamento italiano che chiedono un cambiamento in tale direzione”. È l’auspicio dell’ambasciatore d’Israele in Italia Dror Eydar, protagonista di un’ampia intervista pubblicata dal Riformista. Tra i temi toccati, le prospettive del processo di pace in Medio Oriente, la promozione degli Accordi di Abramo, la comune lotta contro il Covid.
La mano dietro l’attentato del 1982. Repubblica intervista la donna che nel 1982 era la compagna di Osama Abdel al Zomar, considerato uno dei responsabili dell’attacco terroristico alla sinagoga di Roma del 9 ottobre ’82. L’uomo fu arrestato al confine tra Grecia e Turchia, ma Atene lo lasciò poi fuggire in Libia. All’epoca, racconta Repubblica, la testimonianza della donna fu chiave per risalire ad Al Zomar. Lei – la cui identità rimane anonima – dichiara di aver voluto dimenticare quella tragedia e di non aver mai più avuto contatti con il terrorista. Però dichiara: davvero possiamo pensare che Al Zomar abbia fatto tutto da solo? Davvero possiamo immaginare che sia stato lui, da solo, a pensare e coinvolgere tutte quelle persone? È chiaro che c’era qualcuno dietro, che li guidava. Io non so chi. Ma da cittadina italiana, vorrei saperlo”.
Caos Sudan. “Senza pace e senza rassegnazione”, così il Corriere descrive la situazione del Sudan, dove il primo ministro Abdalla Hamdok si è dimesso dopo aver fallito nella trattativa per riportare il potere dai militari ai civili. Hamdok era stato richiamato proprio dai militari dopo che questi ultimi il 25 ottobre avevano compiuto un colpo di stato e dopo le forti contestazioni di piazza a questa azione. “Ma ciò che più di ogni altro elemento ha pesato sulla decisione dell’economista prestato alla politica di lasciare – aggiunge Repubblica – è stata la violenza brutale con cui le forze di sicurezza hanno spazzato le proteste”.
A teatro il processo al nazista. Il regista Rosario Tedesco porta in scena l’incontro tra la storica Gitta Sereny e il comandante del lager di Treblinka Franz Stangl. Lo spettacolo si intitola “In quelle tenebre” e, dopo essere stato portato a Torino, ora arriva (giovedì 6 gennaio) a Milano, alla casa della Memoria. “All’inizio dello spettacolo ciascuno spettatore riceve una busta chiusa e colorata con le istruzioni per l’uso della serata. Sarà il regista Rosario Tedesco – racconta oggi La Stampa – ad accompagnare la discesa agli inferi: «Seguendo l’ordine progressivo delle buste, gli spettatori prenderanno voce e si rivolgeranno direttamente a Stangl, impersonato da Nicola Bortolotti. Si procederà così, di domanda in domanda, di risposta in risposta”.
Daniel Reichel